«Il nuovo Teatro di Roma presenterà offerte artistiche, culturali e spettacolari per dodici mesi. Ospiterà incontri, lezioni, libri, spettacoli e concerti per pubblici e generazioni differenti. Che poi sono una cosa sola, sono il nostro pubblico: le cittadine e i cittadini di Roma che vorremmo tornassero a sentirsi tali». Il presidente dell’Associazione Teatro di Roma, Marino Sinibaldi, ha presentato così la nuova stagione del Teatro Argentina e del Teatro India, davanti a una platea nutritissima di giornalisti, registi, attori e istituzioni della città. «Presenteremo un progetto, non solo una stagione teatrale, scommettendo sul futuro della città. Quest’anno il nostro programma comprende 78 spettacoli, di cui 20 produzioni, 453 alzate di sipario, di cui 111 rappresentazioni per bambini e ragazzi e 16 progetti speciali, più altri che abbiamo in cantiere. E’ una sfida alta di cui siamo consapevoli e la affronteremo a viso aperto». Una partita ambiziosa e impegnativa, che vuole restituire al Teatro Argentina quel ruolo centrale nella vita culturale della Capitale e del Paese andato perduto nel corso negli anni passati, quando anche il primo Teatro di Roma fu risucchiato nel vortice della crisi. «Non a caso – interviene Antonio Calbi, nuovo direttore del Teatro dal 6 maggio scorso – il titolo della stagione è‘ Cantiere. Roma. Italia’. La Capitale non può ridursi a un museo a cielo aperto. Abbiamo messo al centro del nostro progetto quattro parole chiave: promuovere, tutelare, costruire e lavorare. Sono convinto che sia proprio dall’arte sociale per eccellenza, l’arte della scena, che questo processo di ricostruzione debba partire».
Tantissimi gli appuntamenti della stagione 2014-2015. Che si distingue, innanzitutto, per due grosse novità. La prima riguarda la creazione di una “compagnia in residenza” composta da 8 membri che lavorerà per 12 mesi all’anno, impegnata in palcoscenico la sera e di giorno nelle prove delle nuove produzioni. La compagnia sarà composta da Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Paolo Graziosi, Pia Lanciotti, Andrea Nicolini, Graziano Piazza ed Elia Schilton. La seconda è la creazione di un percorso prospettico, di 4 anni, con uno dei grandi maestri della scena europea, ovvero Peter Stein, il quale ha personalmente indicato il nucleo della compagnia residente. “Prospettiva Stein” allora partirà il 4 maggio con “Der Park”di Botho Strauss dal “Sogno” di William Shakespeare e affronterà via via testi di Pirandello, Racine, Cechov e alcuni grandi classici greci.
La stagione dello Stabile comprende inoltre due omaggi a Pasolini ed Eduardo, il progetto “Roma Europea”che accompagna il semestre italiano di presidenza dell’Unione, “Shakespeare alla nuova italiana” con Silvio Orlando protagonista de “Il Mercante di Venezia” dal 21 ottobre e alcuni Shakespeare per ragazzi con la rassegna “Piccoli indiani”. E ancora “Teatro dello Sport” e “Teatro per il Sociale”, l’iniziativa “Musica all’Argentina” con i concerti di Stefano Bollani e Cesare Picco, “Luce sull’Archeologia” con un ciclo di appuntamenti incentrati su archeologia e storia. Accanto a quello dell’Argentina, il cartellone del Teatro India è altrettanto ricco di appuntamenti interessanti. Con la riapertura di una delle sue sale a settembre, come annunciato dal sindaco Marino, il pubblico potrà assistere a due serate prestigiose con Leo Gullotta protagonista de “In viaggio verso un nuovo mondo” di Teresa Pomodoro (23 e 24 novembre), per proseguire con “Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia” di Ferdinando Imposimato e Ulderico Pesce (25 novembre). Il sipario dell’India si alzerà il 7 ottobre con “Diario del tempo 1: l’epopea del quotidiano” di Lucia Calamaro.
Un progetto insomma ricchissimo e ambizioso che mira a restituire il Teatro alla città e ad accogliere tutte le arti al suo interno, per ricostruire un’identità artistica attraverso una gestione sostenibile. Perché «la cultura è il modo migliore per consolidare la nostra comunità- afferma Marino dal palco dell’Argentina – e le risorse utilizzate per le aree che ci stanno piùa cuore, come la cultura e il sociale non sono soldi spesi, ma sono soldi investiti».
Paolo Gresta