“Questo è un ragazzo di cui si parlerà in tutto il mondo”. Mai previsione fu più azzeccata. La frase in questione non fu pronunciata da un personaggio qualunque, bensì dal grande Nino Rota, negli anni Cinquanta, dopo aver assistito all’esibizione di un giovane aspirante musicista presso il Conservatorio di Bari. Quel talento appena scoperto si chiamava Riccardo Muti, oggi straordinario direttore d’orchestra ammirato e lodato in Italia come all’estero, simbolo e ambasciatore dell’arte italiana nel mondo. Considerato l’unico, vero erede di Arturo Toscanini, il Maestro vanta una carriera ricca di importanti tappe e di incredibili successi. Una vertiginosa escalation fatta di conquiste e di ruoli prestigiosi, alla guida del Maggio musicale fiorentino, della New Philarmonica di Londra, della Filarmonica di Philadelphia, fino al Tempio della Musica, il Teatro alla Scala di Milano.
In lui convergono due anime, duplice natura che fonda le proprie radici nella splendida Napoli e nell’amata Molfetta. La storia, la cultura e la forza partenopee (rappresentate dalla figura materna) si fondono al senso di libertà, alla tradizione e alla passione pugliese (grazie al padre Domenico). Riccardo nasce nel 1941 nel capoluogo campano ma trascorre l’infanzia e l’adolescenza in provincia di Bari. Guai a definirlo un bambino prodigio. Altrettanto grave, per lui, affermare che sia nato con la bacchetta in mano. Riccardo è diventato musicista e direttore d’orchestra un po’ per caso e un po’ per passione. La strada che lo ha portato in cima al mondo non è stata semplice. Solo attraverso anni di studi e di sacrifici ha potuto ottenere i risultati che tutti conosciamo.
In casa Muti la musica è, da sempre, la benvenuta. Il piccolo Riccardo impara lentamente a suonare uno strumento e a leggere uno spartito, con buona pazienza degli insegnanti e dei genitori. Il ragazzo, inizialmente, non sembra avere molta dimestichezza con le note, poi, dopo mesi e mesi di esercitazioni e di tempo rubato alla “vita normale” (mentre i compagni di scuola giocano a calcio, lui se ne sta chiuso in casa a prendere lezioni private di violino e di pianoforte), il piccolo Muti capisce che la musica può essere più di una semplice passione. Studiare, abbracciare la cultura, in tutte le sue forme e sfumature, non come prospettiva di lavoro, ma come amore per il sapere e per l’educazione: è questo l’”ordine” che arriva da parte della sua famiglia.
La musica accompagna Riccardo anche, e soprattutto, nel periodo liceale e al Conservatorio. Ha appena 15 anni quando Rota rimane folgorato dal suo talento, ne ha 17 quando si trasferisce a Napoli con i genitori e i fratelli (a causa del lavoro del padre, noto medico). Completa gli studi al San Pietro a Majella per trasferirsi, successivamente, al Conservatorio di Milano. Tutto ciò che accade dalla fine degli anni Sessanta ad oggi è storia. Un favola moderna che tuttavia profuma di passato, di opere immortali e di illustri Maestri e compositori. Mozart, Beethoven, Wagner, Ciajkoskij, Toscanini, Verdi, Rossini: sono solo alcuni dei padri dell’operistica a cui Muti rende omaggio e giustizia, portando sui più prestigiosi palcoscenici del mondo i loro capolavori, talvolta stravolgendoli con classe e una buona dose di coraggio (alcune sue scelte artistiche sono state oggetto di forti critiche da parte di addetti ai lavori e colleghi del Maestro).
Come sia diventato direttore d’orchestra è ancora poco chiaro. Secondo il racconto dello stesso, il Maestro sarebbe stato spinto, durante i primi anni di liceo, a dirigere un ensemble di musicisti, per gioco ma anche per sfida. Una prova, per togliersi uno sfizio, che però ha acceso in lui una scintilla, capace di alimentare una fiamma ben più vorace e impossibile da placare. Quell’episodio ha probabilmente determinato gran parte del suo destino: dispensare magia attraverso una bacchetta; disegnare, con eleganza e decisione, una cascata di note immaginarie per condurre le danze e generare musica da sogno.
Domani sera (ore 20.30) Riccardo Muti sarà protagonista di un evento speciale al Festival “Armonie d’Arte” presso il parco archeologico Scolacium, a Roccelletta di Borgia (Catanzaro). Un appuntamento imperdibile, un regalo che il Maestro ha voluto fare dirigendo, a titolo gratuito, i giovani calabresi strumentisti di banda dell’orchestra di fiati di Melicucco e di Laureana di Borrello. Sarà l’occasione per apprezzare il talento di un fuoriclasse delle sette note e per farsi catturare dall’intensità della performance di Muti, professionista e uomo talvolta accusato di arroganza e di presunzione, ma che da oltre quarant’anni zittisce e mette tutti d’accordo, malelingue comprese, con la forza e l’incanto della sua arte.
Silvia Marchetti