“Charlotte Brontё. Una vita appassionata” di Lyndall Gordon è nelle librerie – Il mistero che si cela dietro ai contorni, ora netti e ora sfocati, dell’ombra, affascina da sempre gli artisti e tutti quelli che di arte, poesia, musica, letteratura, discutono e scrivono. L’ombra non è solo una fedele compagna che, volenti o nolenti, dobbiamo portarci dietro, ma il nostro doppio, non necessariamente malvagio, di solito nascosto alla luce del mondo. Tutti possediamo una o più ombre nella nostra personalità e i tempi moderni, in tal senso, non sono poi tanto diversi dal passato. La società non ci vuole per forza “brillanti”, ci pretende “allineati”, oggi come ieri. Forse la differenza più evidente tra il presente e il passato sta nella patina dorata e ostentatamente felice che ora pare tanto di moda, eppure il concetto di base non cambia. L’ombra è l’io più profondo, il magma incandescente che ribolle dentro di noi, il respiro di quell’universo silenzioso e oscuro di cui, tante volte, abbiamo paura e che ci sembra troppo distante anche se, paradossalmente, ci viviamo dentro. Tutti possediamo un io ribelle e impulsivo, destinato a scontrarsi con il muro della realtà, capace di farci compiere imprese che non credevamo possibili o gesti di cui ci siamo ben presto pentiti. Metterlo a tacere, incatenandolo in un angolo non è la soluzione migliore (spero mi perdonerete la psicologia spicciola). Non si può domare un’ombra e nemmeno far finta di ignorare le sue richieste, ma è possibile percorrere assieme a lei la via dell’esistenza, plasmarla a poco a poco e, nello stesso tempo, fonderci con lei. Questo fece una celebre scrittrice, geniale, forte e solo in apparenza fragile: Charlotte Brontё (1816-1855).
Della sua vita sappiamo molto, i (tanti) ostacoli, le delusioni, le (poche) gioie, l’atteggiamento sempre composto e dignitoso, i silenzi figli di un’epoca ingenerosa nei confronti delle donne, ma delle sue ombre cosa sappiamo? Lyndall Gordon indaga proprio su queste ultime, regalandoci un saggio sorprendente sulla vita di Charlotte Brontё, frutto di un lavoro di ricerca durato molti anni, “Charlotte Brontё. Una vita appassionata” (Fazi Editore, 2016). Non è stato facile, per l’autrice, scavare nei fatti, nelle opere, nei pensieri diventati parola di questa donna che non si adattava, né per carattere né per estetica, a nessun canone del suo tempo (per fortuna, dovremmo dire, poiché questa sorta di estraneità, di “non allineamento” fu la base della sua creatività. Quasi la diversità fosse già scritta nel DNA di questa autrice e, forse, lo era davvero).Toccare una figura adorata, quasi “intellettualmente mistica” come quella della Charlotte Brontё poteva essere pericoloso, ma la delicatezza della Gordon e la fluidità del suo stile ci rendono un ritratto inedito, vero, “tridimensionale” e non appiattito dal mito di questa donna la cui esistenza e il cui pensiero sono di un’attualità sconcertante. Il tempo dominato dalla figura fiera della regina Vittoria (1819-1901; incoronata nel 1837) è lo sfondo della storia di questa straordinaria scrittrice. Non è di vitale importanza sapere se la leggenda secondo la quale la sovrana avesse fatto coprire tutte le gambe del mobilio abbia un fondo di verità o meno; quel che ci interessa è l’immagine di un mondo che tale, presunta leggenda ci riporta, lo stesso mondo in cui la nostra Charlotte si trovò a vivere e, soprattutto, a fare le sue scelte. Non era bella, la piccola Brontё, pareva indefinibile, sbiadita nel suo ruolo di istitutrice dallo sguardo basso e la bocca ben chiusa. Così le avevano insegnato a comportarsi, del resto agli occhi del mondo non era che un membro della servitù. Charlotte, però, avrebbe voluto parlare, esprimersi, mostrare se stessa, anzi, “essere” se stessa. L’abisso sta proprio qui, tra l’essere e il dover apparire. L’epoca vittoriana, fortemente gerarchizzata, aveva delimitato in modo molto rigido tanto il ruolo della donna, quanto quello dell’istitutrice. Bloccata tra le pareti impenetrabili delle convenzioni sociali, quel genio femminile sembrava destinato ad appassire. Tutto sembrava contro di lei: un’infanzia modesta, una madre morta troppo presto, un padre distratto, interessato unicamente all’educazione del figlio maschio, le privazioni patite in un collegio che oggi non avremmo problemi a definire “lager”, la stretta morale religiosa secondo la quale il corpo deve soffrire, espiare affinché l’anima possa essere libera di avvicinarsi a Dio (un martirio di cui fu simbolo Maria Brontё, sorella di Charlotte).
Ce ne è abbastanza per soffocare qualunque anelito di vita e di creatività. Eppure proprio questo terribile frangente esistenziale si animò la voce unica di Charlotte Brontё. Dai patimenti, come ci spiega Lindall Gordon, nacque il sublime, la bellezza artistica. Da qui il carattere di una giovinetta, all’apparenza delicata e spenta, si forgiò, diventando determinato, acuto, sagace, sarcastico, persino spensierato. Nelle storie Charlotte riversò se stessa e il suo dolore, il passato e le persone che aveva incontrato e così fecero le sue sorelle. La genialità controcorrente era già insita nel loro animo; il tempo e le esperienze, seppur in modo diverso e con fortune diverse, le aiutarono a tirarla fuori. Può apparire strano, sconcertante forse, ma se tutta quella sofferenza non fosse avvenuta, probabilmente noi non avremmo mai letto capolavori come “Jane Eyre” (1847) e saremmo stati più poveri. E’ triste, ma vero. Charlotte non poteva saperlo, ma ogni ostacolo sul suo cammino sarebbe diventato un’eredità letteraria imprescindibile per i posteri. Tutto questo grazie al suo temperamento per nulla svenevole, che le consentì di incanalare i sentimenti e condurli alla pagina scritta con uno stile ineguagliabile. La vita di Charlotte Brontё venne modellata non solo sulla spaccatura tra essenza e dovere, indole e morale, regola esterna e interiorità, ma anche sul solco tracciato dai numerosi “no” della vita (quelli per cui noi, oggi, ci lamentiamo un po’ troppo spesso come bimbetti). Ogni no fu un passo avanti, non un motivo per mollare. Perfino scrivere con uno pseudonimo maschile rappresentò un progresso verso la scrittura, il preludio allo svelamento della vera identità, di donna e di creatura coraggiosa, per troppo tempo nascosto al mondo. “Charlotte Brontё. Una vita appassionata” ci restituisce, a duecento anni dalla nascita della straordinaria scrittrice tutt’altro che goffa, una musa ispiratrice per tutti noi. Questo è un saggio per chi vuole conoscere la Brontё oltre la figura “santino”, oltre il mito, dove si cela la donna che amava il silenzio e la solitudine come sfondo per la creatività, ma anche in quanto rifugio da un mondo ingiusto. Lyndall Gordon ha penetrato quell’isolamento con garbo e accuratezza; grazie alla sua fatica Charlotte Brontё è ancora più vicina a noi. E’ ancora di più la nostra Charlotte.