La Natura Esposta, edito da Feltrinelli, è il nuovo libro di Erri De Luca il quale ritorna alla scrittura dopo le «laboriose udienze in un’aula del Tribunale di Torino». Il racconto ha origine, come spiegato nella premessa, da una storia ascoltata, e inizialmente dimenticata, ma poi ripresa e infine rielaborata su carta. Lo scrittore esprime dunque la sua gratitudine allo scultore Lois Anvidalfarei, che quella storia tempo addietro gli aveva raccontato, e orienta i suoi lettori allo stato d’animo con cui affrontare il testo. La Natura Esposta narra la vicenda di un uomo che dal montuoso confine di Stato emigra, d’inverno, in una località marittima; è il disprezzo che la gente del suo villaggio nutre nei suoi confronti che lo spinge a lasciare tutto alla ricerca di un qualcosa da fare altrove. La ragione dell’improvviso astio palesato dai compaesani è riconducibile alla sua stessa natura che, svelandosi a un tratto, si mostra profondamente umana. Guida oltre il confine italiano, insieme a un fabbro e a un fornaio, per numerosi migranti scappati dalla guerra, l’uomo restituisce di nascosto il denaro agli sventurati in fuga e per questo, una volta scoperto, viene dai suoi ghettizzato. D’indole mite l’uomo si lascia alle spalle la quotidianità trasferendosi vicino al mare e andando incontro a una nuova sfida: rimuovere il panneggio, aggiunto dopo il Concilio di Trento, da un Cristo nudo crocifisso. È dentro una rimessa, nel cortile di una canonica, che comincia il fitto e muto dialogo del protagonista con la scultura sulla quale dovrà operare e con il suo autore che durante la Prima guerra mondiale aveva imparato a conoscere il corpo umano. Considerato un capolavoro degno di un maestro del Rinascimento, il Gesù crocifisso deve ritornare ad essere come il suo autore lo aveva concepito, ignudo, poiché è la stessa nudità a rappresentare l’apice della vulnerabilità della figura cristica. Nelle pagine del racconto si scorgono infiniti parallelismi che mettono in rilievo analogie e divergenze: i paesaggi montani si scontrano con quelli marittimi, la fede religiosa si amalgama con l’umanità laica, la finzione letteraria, artistica e cinematografica si sposa e si scontra con la realtà per i suoi effetti, l’amenità dei luoghi vissuti dal personaggio principale fanno da contrappeso all’allegro caos ritrovato dopo anni nel capoluogo campano.
Nel libro di Erri De Luca, La Natura Esposta, l’arte diventa per il protagonista il potente strumento con il quale entrare in empatia con gli altri uomini, seppur diversi (il parroco, il vescovo, il rabbino e l’operaio algerino musulmano), con lo scultore autore del crocifisso e con la figura cristica. L’arte riassume qui la rivoluzione culturale avviata dallo sculture soldato attraverso la sua rappresentazione di Gesù poi ripresa dal protagonista nella sua opera di “svelamento” ed è sinonimo di catarsi e non di fama: il restauratore terminata la messa a punto della scultura non volle, infatti, che la sua identità fosse resa nota. L’opera d’arte riassume la sofferenza umana di tutti i tempi, da quella descritta da Primo Levi in Se questo è un uomo a quella patita oggi dai naufraghi senza più dimora, ed è in grado di trasmettere attraverso il suo esistere un sentimento di misericordia che raramente sentiamo di fronte alle reali tragedie contemporanee. L’incredibile paradosso del crocifisso, e di tutte le opere d’arte, è quello di riuscire a veicolare in maniera magistrale il significato della realtà che ci circonda e che ogni giorno ci sfugge. L’arte, come la letteratura e il cinema, dà voce con sentimento a ciò che ogni giorno intorno a noi grida senza farsi sentire. Il libro sfiora, non con false ipocrisie, il dramma dei migranti, i loro mille modi di morire e di sopravvivere in un mondo insensibile e opportunista. Dopo aver compiuto il restauro il protagonista avrà ulteriormente compreso anche le ragioni e le frustrazioni di quelle persone che aveva aiutato a varcare il confine italiano.
La Natura Esposta di Erri De Luca ricorda ai lettori dell’era 2.0 l’importanza dell’osservazione, non solo delle opere d’arte, ma di tutto ciò in cui siamo immersi ogni giorno, e ci ribadisce la necessità di sviluppare un pensiero profondo e consapevole sulle questioni che apparentemente non ci riguardano. La Natura Esposta vede il sacro e il profano alimentarsi dalla stessa umanità, racconta la vera solidarietà, senza mai menzionarla, e ci rammenta che i confini sono una nostra invenzione. «Esistono libri che fanno provare un amore più intenso di quello conosciuto, un coraggio più scatenato di quello sperimentato. Dev’essere l’effetto che fa l’arte: supera l’esperienza personale, fa raggiungere al corpo, ai nervi, al sangue, traguardi sconosciuti. Davanti a questo moribondo nudo si sono commosse le mie viscere. Mi sento un vuoto in petto, una confusione di tenerezza, uno spasmo di compassione. Ho messo la mano sui suoi piedi, per riscaldarli», si legge ne La Natura Esposta di Erri De Luca.