Umberto Boccioni: le opere in mostra a Milano: recensione

La mostra allestita fino al prossimo 10 luglio al Palazzo Reale di Milano, intitolata Umberto Boccioni (1882-1916): Genio e Memoria, è quanto di più completo ci si potesse augurare per ricordare nel centenario della scomparsa questo grande artista italiano. A dire il vero Milano non è nuova alla celebrazione del suo talento, e vale la pena ricordare tra le tante esposizioni allestite nel corso degli anni almeno quella che Marinetti organizzò nel 1916, immediatamente dopo l’incidente al fronte costato la vita a Boccioni, e quella del 1982, in occasione del centenario della sua nascita. Ma in quest’ultimo caso alle oltre 280 opere che compongono il corpus, più che rilevante, dei capolavori esposti si aggiunge il ritrovamento e l’esposizione de L’Atlante delle Immagini, un documento privato che Umberto Boccioni compose nell’arco del periodo 1895-1909, composto da illustrazioni e ritagli che riteneva significativi e fonte di ispirazione. Generalmente infatti, quando si pensa alle opere di Boccioni, si è portati a ricordare il tratto caratteristico del suo periodo futurista, quello più universalmente noto. I colori e le forme dei quadri a tema Dinamismo, oppure il movimento plastico della sua scultura forse più famosa, Forme Uniche della continuità nello spazio, ma se volessimo proporre un paragone azzardato questa è solo la punta dell’iceberg, ed è invece tutto il percorso, unico, che ha prodotto questa poetica a diventare oggetto di analisi e solido nucleo culturale della mostra di Milano.

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Umberto Boccioni, Elasticità, 1912 olio su tela, 100×100 cm Milano, Museo del Novecento, Collezione Jucker

Dal punto di vista dell’allestimento è davvero interessante la suddivisione in diversi spazi (alcuni ricavati appositamente da un sistema di quinte in legno) e a percorso guidato in cui si ritrovano testi esaustivi sui quali c’è tempo e modo di soffermarsi. Forse più adatte a un tipo di pubblico colto e preparato che al visitatore medio, queste didascalie introduttive sono comunque assolutamente precise e forniscono un ottimo punto di partenza per la visita a Umberto Boccioni (1882-1916): Genio e Memoria, che è articolata in due grandi sezioni, la prima delle quali è intitolata La Formazione e ci presenta un Boccioni meno conosciuto. Giovane, appassionato, attentissimo psicologo. I ritratti che firma in questo periodo sono dei piccoli trattati quasi psicoanalitici. Si veda ad esempio Tre Donne, in cui le tre età classiche dell’eterno femminino (la vergine, la donna matura, l’anziana) presentano ognuna una espressione del viso che è in realtà un punto di vista sulla vita in base alle esperienze vissute. Non esiste nei suoi quadri di questo periodo nessun tentativo di spontaneità: le pose, gli atteggiamenti delle persone rappresentate sono meticolosamente studiati, con un focus nell’introspezione a cui la tecnica pittorica, ricercata e impeccabile, funge solo da strumento. La seconda sezione è invece intitolata Boccioni Futurista: Pratica e Teoria. In questa parte è possibile invece ammirare l’opera più compiuta e matura, quella appunto legata al Movimento Futurista (come ad esempio il Dinamismo di un Ciclista, Cavallo + cavaliere + case, la ritrattistica più conosciuta…), in cui vediamo a fianco delle opere completate anche moltissimi degli studi preparatori che Boccioni schizzò per distillare da un’idea o un’ispirazione quello che poi sarebbe diventato il dipinto finito. Avendone in parte potuto vedere e capire il percorso mentale grazie alla sezione precedente, dedicata alla formazione dell’artista, tutti questi accostamenti acquistano un senso e un valore diversi, diventando testimonianza del processo creativo più che semplice esibizione di reperti storici.

I curatori Francesca Rossi e Agostino Contò, insieme al valente comitato scientifico che li ha affiancati, hanno potuto riunire davvero una raccolta pienamente esaustiva di opere di Boccioni a cui hanno abbinato però anche moltissimi capolavori di suoi amici, colleghi, artisti di riferimento, coevi e non… ed è grazie al loro lavoro che si ripercorre quindi non solo la vita e l’arte di un grande artista prematuramente scomparso in questa Umberto Boccioni (1882-1916): Genio e Memoria, ma ci si immerge in un preciso periodo storico, nelle dinamiche della sua contemporaneità, nelle polemiche artistiche e nei fermenti di inizio secolo di una giovane Europa alla vigilia della prima guerra mondiale. Unico piccolo ma dolente neo di una mostra invece assolutamente rilevante e preziosa per gli appassionati d’Arte è l’illuminazione di qualche sala che rende piuttosto difficoltoso ammirare alcune opere (per i riflessi su grandi tele o per zone di penombra laterali). La mostra, dopo Milano, sarà riallestita al MART di Rovereto dal prossimo 4 novembre al 19 febbraio 2017.

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