Un bellissimo ritorno sulla scena internazionale. Dopo sei anni di silenzio a livello musicale, Anastacia ci regala un nuovo album, il sesto in studio.
Un disco che ha un titolo molto importante e simbolico: “Resurrection”. E’ da questo progetto discografico che comincia la seconda vita della cantante statunitense. Una rinascita fisica e psicologica. Anastacia ha buttato alle spalle il dolore e la sofferenza vissuti attraverso l’esperienza della malattia (per ben due volte le è stato diagnosticato il cancro al seno) e il divorzio dal marito.
Oggi, a 45 anni, troviamo una donna più forte, bella e determinata, il cui sorriso e ottimismo spiazzano e contagiano. Per comprendere ciò che è diventata Anastacia, forgiata da tante battaglie vinte con la forza d’animo che la contraddistingue da sempre, basta ascoltare “Resurrection”, ricco di brani che sono una vera e propria confessione. Ogni singola canzone parla di lei. Ogni traccia è un pezzo di cuore regalato. Non ha paura di scoprirsi e di parlare apertamente della malattia, dei momenti di buio e di rabbia. Così come non si perde mai in banalità e luoghi comuni, non cerca in chi l’ascolta compassione e conforto. Anastacia è una donna libera, con una gran voglia di amare, di vivere e di assaporare le gioie della vita senza più limiti né timori.
Il nuovo album presenta un suono coerente ai lavori precedenti di colei che è stata definita “La cantante bianca dalla voce nera”. Pop, r&b, soul e rock sono ingredienti cucinati alla perfezione e che regalano un piatto musicale di altissimo livello. Intensa e potente, la voce di Anastacia fa vibrare l’anima di chi l’ascolta. Colpisce subito pancia e stomaco, entra in circolo e diventa parte di te.“Staring at the sun”, secondo singolo estratto dal disco e successo radiofonico in mezzo mondo, è anche la traccia che introduce il disco e fa partire il viaggio nel nuovo mondo dell’artista di Chicago. Il testo è un inno alla vita: in esso si avvertono passione ed energia pronte ad esplodere. In “Lifeline”, invece, vengono mostrate tutte le cicatrici e le profonde ferite dell’anima nel tentativo di uccidere “un amico”, ovvero il cancro: “Mostrami un po’ di speranza, mostrami un po’ di luce. Dio, fa così freddo. Ho davvero sprecato tutta la mia vita?”. Frasi scandite dalle note di un piano, alla ricerca di risposte e, perché no, di comprensione.
Anastacia alterna canzoni lente e romantiche, dolci e commoventi, a pezzi da ballare e con i quali scatenarsi. Tra questi “Dark White Girl” e “Stupid Little Things, prima hit dell’album, divertente, irresistibile, in cui è riconoscibile fin dalle prime battute la firma di due grandi amici e collaboratori della cantante: Sam Watters e Louis Biancanello (già autori di successi come “I’m Outta Love” e “Left Outside Alone”).
“Resurrection” è un diario attraverso il quale Anastacia ha trovato un po’ di conforto. Scrivere canzoni, soprattutto durante la terribile fase della malattia (la popstar si è sottoposta ad una doppia mastectomia), è stata una valvola di sfogo, un modo per evadere da una situazione devastante e per condividere riflessioni ed esperienze. Il primo brano della sua rinascita è stato scritto poco dopo aver ricevuto la notizia della ricaduta. “Stay” è nata proprio in reazione alla telefonata del medico di Anastacia che le annunciava l’esito positivo della biopsia. Chiunque, al suo posto, sarebbe crollato, ma lei non si è fatta sovrastare dal pessimismo e dal cancro. Il brano scritto quel giorno è una perla di rara bellezza, una ballad da brividi: “Ho bisogno che qualcuno mi dica che sono troppo forte per distruggermi. Non sono ancora pronta per andarmene… E mentre siamo qui a cercare di capire, la vita sta già facendo altri piani. Ma io starò qui”.
“Evolution” è uno sguardo affettuoso verso il futuro e verso l’inevitabile cambiamento. Anastacia ammette di essere oggi una donna diversa. La vita spesso decide di cambiare le carte in tavola e il gioco si fa complicato ma non impossibile da condurre e da vincere. Come “Pendulum”, anche “I Don’t Want To Be The One” descrive, la fine di una relazione. “Non voglio essere l’unica a dire che tra noi è finita”, canta Anastacia. Senza ritorno, senza ripensamenti. Due strade che si dividono, due persone che si sono amate e che ora prendono direzioni diverse, correndo forse tra le braccia di un nuovo sentimento. Ammettere i propri errori non è cosa facile. E’ ciò che emerge in “Apology”, nona traccia del nuovo album. Una carezza delicata che, improvvisamente, assume la forza di un pugno sferrato dritto in faccia. Chiede scusa, Anastacia, per errori commessi in passato o per non aver osato scoprire cosa sia davvero la verità. Ma ora poco le importa. Non serve combattere per cose futili e con le persone. La sua vera battaglia è un’altra. Con se stessa, con il suo Io schiacciato per troppo tempo e che oggi finalmente riemerge in tutta la sua luminosità.
Di tutte le canzoni di “Resurrection”, “Broken Wings” è decisamente la più sentita ed emozionante, simbolo della ritrovata femminilità e dello straordinario coraggio di Anastacia. Un brano che nasce dopo un intervento chirurgico che ha segnato pesantemente la schiena della cantante. “Due meravigliose cicatrici poste sotto le ali”, come lei stessa ha definito, che non le hanno impedito di spiccare il volo, di prendere la sua bella fetta di rivincita e di tornare ad incantare, ancora una volta, con una voce e un carisma invidiabili.
Silvia Marchetti