Passione e grinta, savoir-faire ed eleganza: queste le parole più adatte per definire Gaia De Laurentiis, attrice e conduttrice. Amata dal grande pubblico, che ha imparato a conoscerla grazie alle numerose fiction e ai programmi televisivi come Target, format di Canale 5, condotto dal 1993 al 1997, oggi Gaia si divide tra la recitazione e la famiglia. Dal 6 al 14 febbraio la De Laurentiis si esibirà al Teatro dell’Angelo di Roma nella commedia “Girotondo” di Arthur Schnitzler, diretta da Francesco Branchetti. Una rappresentazione piuttosto complessa ma molto attuale per i temi che affronta. Dieci personaggi che dialogano sul palco due per volta, in dieci quadri.
Cosa l’ha spinta ad accettare questo ruolo?
Sono stata spinta innanzitutto dal testo e dal fatto che mi abbiano chiesto di interpretare tutte e cinque le donne, cioè la prostituta, la cameriera, la giovane signora, la ragazzina e l’attrice. Ad accomunare i personaggi è la medesima situazione, cioè una sorta d’incomunicabilità con il partner del momento, dovuta in primis alla misoginia dell’uomo, che è inoltre incapace di uscire dal proprio ruolo, mentre la donna sembra più predisposta al cambiamento. C’è, quindi, una diversità sostanziale tra uomo e donna. I personaggi non entrano mai veramente in contatto. Schnitzler inizialmente voleva chiamare questo testo “La via solitaria”, un titolo che ben si adatta alla materia trattata.
Ha lavorato con Giorgio Strehler. Come ha vissuto quell’esperienza?
E` stata una Scuola di vita e di Teatro, dove ho respirato un’aria altissima di Arte e dove mi è stata anche inculcata una disciplina piuttosto ferrea. E` stata un’esperienza formativa sotto tutti i punti di vista. Io ero adolescente, quindi la mia giovane età e il fatto che io fossi a digiuno di Teatro hanno aperto ancor di più la mia mente alla conoscenza.
Ha fatto anche molte fiction. Cosa le provoca più emozioni la Televisione o il Teatro?
La tecnica è diversa. A Teatro sei tu e lì non menti. In quell’istante è adrenalina pura, ma sono due espressioni dello stesso lavoro, perciò non riesco a dire quale mi emoziona di più.
Com’è nata la passione per la recitazione?
Da ragazzina vidi uno spettacolo, intitolato “Buonanotte mamma” e scritto da Marsha Norman che aveva vinto il Premio Pulitzer. Ricordo che la sera a letto pensai di voler fare l’attrice. Quella rappresentazione era molto difficile e, nonostante io fossi un’adolescente, mi colpì molto per l’argomento.
Cos’è per Lei la Cultura? Se riesce a definirla con tre aggettivi…
La Cultura è apertura totale. E` avere uno sguardo a tutto tondo sulle cose, è curiosità ma è anche memoria.
Ha interpretato diversi personaggi. A quale di loro è più legata?
Ogni personaggio è come un figlio, quindi è difficile scegliere. Per motivi personali e affettivi, ho amato molto Jessie di “Buonanotte mamma”.
Progetti futuri?
Oltre a “Girotondo”, l’anno prossimo riprenderemo “Buio in agguato”, tratto da una storia vera, sulla quale è stato girato anche un film. Poi, ci sono due progetti su testi francesi che spero vadano in porto.
Si sta parlando moltissimo de “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Da attrice cosa ne pensa?
L’ho rivalutato con il tempo. Con “La grande bellezza” il mezzo cinematografico è stato usato al massimo delle sue potenzialità. E` un film che va visto in sala, anche se come genere è distante dai miei gusti.
Qual è il film che l’ha emozionata di più?
Ce ne sono diversi; il primo che mi viene in mente è “Le onde del destino” di Lars von Trier.
Lei è mamma di quattro figli. Un consiglio alle mamme che, come Lei, vogliono far carriera…
Non bisogna voler essere perfette a tutti i costi. L’ambizione serve, ma essa va anche moderata. La scelta non è tra seguire o non seguire i figli, bensì fra farli o non farli, perché poi loro hanno la priorità su tutto.
Maria Ianniciello