La Tigre di Cremona torna a regalare nuove emozioni con la sua inconfondibile voce. Lo fa con un album di inediti, “Selfie”, fresco di uscita, autoprodotto e ricco di sperimentazioni sonore. Lo fa con la consueta eleganza, con l’ironia che da sempre la caratterizza e, questa volta, anche con un pizzico di sana follia. Mina dimostra di avere ancora tanto da dire, da fare, da provare. E’ la musica a chiamarla, è l’arte a desiderare la sua voce e il suo talento unico e innato. E il nuovo album lo dimostra: 13 canzoni di straordinaria creatività, 13 tracce delle quali ci si innamora al primo ascolto, perché trasudano verità, esperienza, passione. “Selfie” è la fotografia, il ritratto della Mina del nuovo millennio, della sua onestà intellettuale, del suo sapersi attualizzare. Sempre. E’ un disco capace di miscelare magicamente sonorità classiche, melodie pop e ritmi jazz e funky, con qualche piccolo assaggio di elettronica.
“Selfie” si apre con “Questa donna insopportabile”, scritta da Federico Spagnoli, al suo debutto come autore. Il pezzo parte lentamente, sfiora l’anima come fosse una carezza, per poi esplodere in un crescendo di pianoforte e di jazz sound. Un brano che sembra la lettura di una pagina di diario, la confessione di un dolore, il ricordo di una delusione. La voce di Mina si fa più cruda, graffiante, a tratti rabbiosa, in “Io non sono lei”, seconda traccia dell’album. L’inizio di chitarra elettrica lascia spazio a ritmi funky per un pezzo che sa di rinascita personale e di ritrovata autostima. “Ti guardi dentro e lei è lì, lì vicino a te, sempre lì, insieme, tu e lei”, recita “La sola ballerina che tu avrai”. Poesia che toglie il fiato, velo di dolcezza che avvolge la tristezza. Un testo delicato, profondo, accompagnato dal suono elegante di archi che, come angeli, sembrano far volare l’immaginazione.
“Selfie” prosegue il suo volo ad ali spiegate con “Il pelo nell’uovo”, uno schiaffo in pieno volto, di quelli che fanno friggere la pelle e che lasciano traccia. Crudele, ma mai abbastanza. “Ti lascio perché da te ho avuto già tutto…te lo avevo detto”. Mina è spietata, spiazza con parole taglienti a cui è impossibile controbattere. A sdrammatizzare, per fortuna, ci pensano i fiati e il ritmo allegro, quasi da varietà, offerto da batteria e percussioni in stile Seventies. Gianni Leuci, altra penna debuttante, firma la dichiarazione d’amore “Alla fermata”. Una specie di melodramma che narra di un sentimento che non vuole abbandonare un cuore ferito, che non si esaurisce anche se il legame si è spezzato. Si parla ancora di sofferenze e di distanze in “Perdimi”, ballad dal sapore vintage, capace di straripare attraverso accenni rock, in un crescendo di tinte forti e di sensazioni contrastanti che solo una relazione d’amore può donare. Una delle canzoni più coinvolgenti e sperimentali dell’intero album è “Il giocattolo”, il cui ritmo in salsa jazz culla, come fossero su un’onda, le parole disperate pronunciate da Mina: “Mi fai male se mi lasci morire, qui, davanti al telefono…e le ore passate ad aspettare un segnale di te, oh che strazio!”.
“Mai visti due” è malinconico, spiazzante, con quell’intro di pianoforte che incanta, stordisce, fino a trascinarti per i capelli dentro un vortice di passione. “Mai visti due così diversi che insieme, poi, così gli stessi…un solo essere…”. Due persone apparentemente lontane, opposte, che si uniscono in un unico, forte abbraccio, per fondersi nell’amore e nell’infinito. I nipoti di Mina, ognuno a modo suo, collaborano alla realizzazione di due brani, uno più bello dell’altro, di questo disco eterogeneo e pieno di sorprese. In “Troppa luce” si sentono le voci della cantante di Cremona e del piccolo Edoardo, registrate quando aveva appena cinque anni. Subito dopo è la volta di “Oui c’est la vie”, la canzone più bella e riuscita di “Selfie”: scritta da Alex Pani con Maurizio Morante, il brano è un messaggio per tutti coloro che pensano di non farcela nella vita, che credono di aver perso l’ultima occasione, l’attimo fuggente, e pensano che sia giusto gettare la spugna. Ma, a tale disperazione, alla mancanza di fiducia, Mina risponde così: “Quando hai voglia di gridare che ci sei, ma la voce resta in gola, basta un attimo ed è tardi ormai….è un treno che va via ma vedrai che un altro arriverà…una logica non c’è, devi viverla com’è”.
Dopo la divertente e solare “La palla è rotonda”, primo singolo estratto dall’album, scelto dalla Rai come sigla delle trasmissioni dedicate ai Mondiali di calcio in Brasile, il disco si chiude con “Aspettando l’alba”, pezzo che crea atmosfere da sogno e dipinge immagini di speranza, accompagnando un’attesa asfissiante, con lo sguardo rivolto alla luna; e “Fine”, ballata infuocata scritta da Don Backy, simile a un grido che arriva come una disperata necessità d’amore e di attenzioni: “Non andar via, via, via…” implora Mina, con tutta l’intensità e l’umanità di questa straordinaria donna e artista, genio della musica che, ancora una volta, ci stupisce con l’incanto del suo talento.
Silvia Marchetti