“Moro, no país tropical, abençoado por Deus e bonito por natureza…que beleza”.
Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo sentito e canticchiato sulle note di questa splendida canzone che viene dal Brasile e nelle parole iniziali recita così: vivo nel paese tropicale, benedetto da Dio e bello per natura, che bellezza ecc., queste semplici parole racchiudono il significato di un desiderio tropicale di molti, anche il mio che è iniziato cinque anni fa quando ho messo piede per la prima volta su queste terre riscaldate da un sole bollente. Oggi, attraverso questo spazio dedicato ai viaggi e alle culture, inizio a raccontare i luoghi, i fatti e le persone di questo incredibile paese in cui vivo da un po’ di tempo. Quello che chiunque ha in mente quando pensa al Brasile, corrisponde ad una costruzione di immagini formate sulla base di quello che passano i mezzi di comunicazione che spesso intendono “vendere un prodotto”, per cui le spiagge con le palme e i cocchi, le onde da surf, il carnevale a ritmo di samba, le ballerine decorate di piume, i calciatori e forse la foresta amazzonica, sono elementi ricorrenti nell’immaginazione dei miei interlocutori italiani per esempio, quando mi chiedono come sto e si preparano ad ascoltare qualche storia che arriva dai tropici. Con questo spazio di lettura vorrei allontanare un po’ dalla testa dei lettori, il sogno di un paradiso tropicale per raccontare in modo oggettivo una realtà complessa, piena di cose belle e brutte allo stesso tempo. Inizierò quindi da oggi guardando il cielo dalla finestra al decimo piano della mia modesta stanza a Salvador de Bahia, tentando di percorrere a ritroso le sensazioni e le riflessioni accumulate in tutto questo tempo di permanenza a due passi dall’equatore.
Il Brasile di oggi
Di tutti i Paesi che ho avuto modo di visitare, il Brasile è sicuramente quello che mi ha lasciato di più in termini di ricchezza interiore, di affetti e di esperienze che mi hanno formato e continuano a formarmi ogni giorno di più. Facendo una descrizione generale di ciò che colpisce a primo impatto, sono da citare innanzitutto le persone, il popolo brasiliano nelle sue caratteristiche più tipiche è ciò che rende il Brasile un posto irresistibile da parte di tutti coloro che ci mettono piede. La personalità di ognuno è un fatto individuale, ogni cittadino brasiliano ha la sua e di solito è molto spiccata in ogni individuo, confrontando con i parametri italiani o europei a cui siamo abituati. Noi italiani sembriamo essere in Europa il popolo che meglio si identifica nei modi di fare e di pensare dei brasiliani, ma ci sono comunque delle grandi differenze a livello generale; si nota per esempio l’apertura nei confronti di chi non appartiene a quel gruppo, a quella famiglia o a quel paese. La maggioranza dei brasiliani sono molto accoglienti e gentili con gli stranieri o con chi viene da un’altra città del Brasile con condizioni socio-economiche molto diverse come ad esempio tutta la regione Sud del Paese. Paragonando questo atteggiamento al nostro analogo italiano nei confronti degli stranieri che vanno in Italia, i risultati sembrano essere inversi perché qui in Brasile lo straniero non è temuto ma considerato una risorsa mentre in Italia gli stranieri che decidono di viverci (come nel mio caso) sono considerati un peso e un pericolo per la società. Spesso si pensa al Brasile come un Paese del terzo mondo e in via di sviluppo, ma negli ultimi anni lo sviluppo economico e sociale, anche dal punto di vista degli standard educazionali e accademici, è aumentato al tal punto da far diventare questa nazione la sesta potenza economica mondiale in termini di macroeconomia, superando così anche diversi Stati europei, tra cui l’Italia. Questo sviluppo sfrenato si percepisce ovunque in giro: al supermercato i prezzi sono aumentati vertiginosamente nel corso di cinque anni, gli stipendi minimi aumentano di anno in anno anche se, paragonati con gli stipendi di chi ha un’ istruzione superiore accademica e ricopre carichi più prestigiosi, sono comunque molto bassi; inoltre questa disparità salariale cambia di città in città dove mutano molto anche i prezzi, un po’ come in Italia -dove i prezzi di Napoli sono più bassi di quelli di Milano – ma in Brasile questo fenomeno è molto più accentuato tanto da suscitare nei soggetti più orgogliosi dei modi di dire che definiscono alcune città “primo mondo” come per esempio São Paulo e Brasilia, e altre “terzo mondo” come Salvador e Fortaleza. Nonostante risulti un Paese molto sviluppato (qui non si parla di crisi), esistono comunque molte situazioni di semi-povertà e di povertà estrema, specialmente nelle aree dell’entroterra nel nord-est, dove il clima è più caldo, più secco, dove spesso le piogge tardano mesi e mesi ad arrivare e la siccità provoca danni notevoli all’agricoltura che in alcune zone è l’unica attività produttiva. A scuola da bambini abbiamo tutti studiato il Brasile come un paese di molti ricchi ma anche di molti poveri, caratterizzato quindi da questa estrema disparità economica; oggi non lo è più sotto il profilo economico in modo così rilevante perché la maggioranza della popolazione si trova capace di lavorare e sostenersi secondo il proprio stile di vita e la propria attività professionale. Direi invece che la disparità esiste ancora in alcuni settori fondamentali che sono alla base di una società civile: l’istruzione e la sanità. Esiste una mentalità basata sui servizi privati e non pubblici alla portata di tutti come dovrebbero essere il settore dell’educazione e della sanità, per cui la logica è che chi ha le condizioni economiche di mandare i propri figli in scuole private, cattoliche, evangeliche o laiche che siano, può sperare in una buona istruzione ed una successiva realizzazione professionale mentre chi non può permettersi costi altissimi, (improponibili dal mio punto di vista) per gli studi fondamentali dei propri figli, la scuola pubblica non è in grado di garantire un’alfabetizzazione competitiva in un mondo dove si viene valutati quasi solo in base al proprio livello di istruzione scolastica e accademica. La stessa cosa accade per la sanità, dove a potersi curare bene equivale a poter pagare una clinica o un ospedale privato. Naturalmente, essendo questo fenomeno molto forte, esistono numerosissime istituzioni scolastiche e sanitarie private. Per ciò che riguarda questi due ambiti, il Brasile deve ancora svilupparsi parecchio prima di raggiungere un livello accettabile paragonabile agli standard europei e forse per questo c’è ancora bisogno di 20 anni. In questa prima parte ho voluto descrivere il Brasile nei suoi aspetti generali, con la coscienza e la conoscenza di chi vive qui e non di un viaggiatore, di chi si deve quindi ogni giorno confrontare con le questioni sociali, lavorative e di studio. Conoscere un Paese così grande e complesso sotto il profilo di un turista o un viaggiatore non è l’intenzione di questo mio spazio, mentre è importante avere un’idea completa di tutti quegli aspetti fondamentali che sono alla base di un Paese democratico e civile come il Brasile, oltre che degli aspetti culturali di cui tratterò in seguito.