I SENZA CARATTERE DEL 2000

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3 2 1 AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! 1 gennaio del 2000 eccomi a casa dei miei nonni con zii, cugini, nipoti e amici di famiglia che di familiare hanno solo il viso. Sono passati 11 anni da quel tappo di sughero stappato della prima bottiglia di spumante, del primo giorno dell’anno. Ricordo quell’attimo come se fosse una scena di un film da poco visto, quindi a memoria tutti i movimenti, le grida e ancora quel sorriso speranzoso di mia madre, gli occhi brillanti di mio padre, le rughe stanche di mia nonna che insieme applaudivano la vittoria di nuovo secolo alle porte. Ricordo i giorni precedenti a quella sera che si parlava del 2000 come secolo del progresso, della ricchezza e della comunicazione. In parte così è stato. Anni percorsi come sulle montagne russe: fatti di salite rapide e discese da togliere il respiro. Noi siamo stati i fortunati ragazzi nati nell’era del futuro. Siamo stati. Ricordo quando tutto era per tradizione, periodo in cui la Famiglia ma soprattutto il Capo famiglia avevano il primato assoluto. Dopo le mani sudate dei nostri nonni e di conseguenza dei nostri genitori eccoci qua noi figli nati tra le lenzuola bianche disegnate di amore e di soldi. Il mio vero tempo è stato quello in cui ero il figlio dei miei genitori. Ero quel bambino che seguiva alla lettera tutto ciò che secondo mia madre era giusto. Credevo nella chiesa e nell’aiuto che questa poteva dare alle “povere anime peccatrici” che vagano nel mondo, parole di un finto apostolo. Il periodo del regresso e non del progresso, a mio parere. Quindi, cresciuto da figlio modello la società, poi, mi ha insegnato di togliermi dalla mente il magico mondo di Barbie e ken e di pagare il biglietto per il paese dei balocchi comportamento più normale che un ragazzo della mia età doveva avere.

Ti senti in colpa, non dormi, la maschera che gli altri bambini mi mettevano era stretta e io stavo zitto altrimenti ero strano, diverso, forse per molti uno stupido perfettivo. Ho sempre avuto l’abitudine di isolarmi nel campo di fiori che c’è vicino casa di mia nonna. Lì senza maschera. Anche adesso io sono qui. Il vento è pulito e aiuta i fiori a ballare. Immagino i miei anni come un campo pieno di fiori. Fiori tutti diversi tra loro. Se negli anni ’50 il new look era un must, nel ‘2000 la comunicazione è regina. Infatti se negli anni precedenti c’è stato un continuo ricercare se stessi e quindi l’invenzione di nuovi stili, adesso c’è l’amico Stile svogliato che in continuazione si rivolge al passato. Per quanto riguarda lo stile di quest’epoca c’è solo uno spreco di poca personalità e un continuo reinterpretare il visto precedente. Si, dalla stessa terra, nello stesso campo, bagnati dalla stessa acqua ho visto nascere fiori diversi tra loro. Come nella moda. Ci sono stare, appunto, le alunne di Britney Spears in divisa sexy nelle finte scuole cattoliche, da una parte. A confronto, invece, le cattive ragazze Punk ,figlie delle mash rosa di Avril Lavigne. In Italia, inizia a spopolare il fenomeno delle subrettes. La donna diventa sempre più frivola, ma sempre più bella, curata non per l’uomo per Lei. L’ideale inizia a diventare una donna simile alla Barbie: alta, magrissima e con un seno prorompente. Pamela Anderson diventa, infatti, icona di bellezza e di fantasia. Di conseguenza a questo mito le donne, insicure, iniziano a sperimentare sempre più spesso la chirurgia estetica, che diventa sempre più di moda tra le finte Signore del 2000. Questi anni sono ricordati per aver preso il posto, contro ogni previsione, dei ben più felici anni ’80 e ‘90. Forse perchè era un decennio di passaggio: dal vecchio mondo dei felici e infelici ricordi, quello delle foto ingiallite, dei racconti delle guerre, delle lotte giovanili e del rock, al nuovo mondo, quello che adesso non è presente, ma già futuro figlio del passato. Si sviluppano le serie tv che tengono tutti i giorni i giovani attaccati alla televisione, tutti in attesa di quello che succederà ai loro miti. Tra le varie serie ricordiamo il mare cattivo di “Baywatch”, in America, mentre in Italia si faceva la fila per entrare nel mondo in cui tutto diventava più bello. Disposte a tutto pur di diventare uno dei burattini chiusi all’interno di quella scatola magica della comunicazione, la televisione. Sto parlando del famoso ascensore di Ambra Angiolini in Non è la Rai. Appunto ragazze disegnate e vestite dalla matita della stessa bambina. Finte bamboline ingenue piene di messaggi subliminali. Tralasciando i finti giocattoli senza personalità creati da menti di produzione mediatica, lo stile dell’epoca era anche diverso ma sopratutto misto. Fatto di pantaloni e calze strappate, baby dolls usati come vestiti, borchie, camicia di flanella a quadri e Dr Martens. E’ la moda degli anfibi e delle famose scarpe con la punta di ferro, le mie Cult.

La moda Hip Hop inizia negli anni 80 ma è negli anni 90 che prende una nuova piega fino ad espandersi nell’era del futuro con più o meno le stesse caratteristiche. Colpa del nostro poco carattere che resta fermo a godersi i benefici dei vecchi maestri. Ricordo i pantaloni larghi, portati con lo slip a vista, il berretto da baseball, magliette e giacche abbottonate solo al primo bottone. Divenne molto femminile personalizzare lo stile dei pantaloni larghi hip hop abbinati ad una maglietta o un top attillato, con in vista l’ombelico, a volte non piacevole da guardare. I capelli sono lunghi super lisci con frangia oppure effetto spettinato, credo volessero imitare Mortisia. Oltre alla grande attenzione per i materiali tecnici anche lo sport ha goduto di tanta popolarità tra gli adolescenti. Tute con un guscio esterno in nylon hanno sostituito il vecchio stile di tute di velluto. La copia di vecchie forme con nuovi styling, abbinamenti, un Mix di formale e casual. La più grande rivoluzione è stata fatta da Dolce & Gabbana, che convinsero le donne di mezzo mondo a far portare ai loro uomini il blazer con i jeans e da Gucci che, con lo stilista Tom Ford vide rinascere il proprio marchio diventando il brand più ricercato. Il grunge con un mix di sportwear, denim e un tocco di sex glamour è tornata, ed già pronta a sparire, e poi ritornare. Così se la moda è sempre stata pronta ciclicamente a ritornare nella tecnologia, invece, i grafici sono sempre stati a salire verso il meglio, come un tempo la moda. I nati prima dello scoppio del tappo, me, ricordano perfettamente l’albero genealogico dell’I-pod, l’amico, oggi, del malinconico. Ricordo il successo del compact disc che diventò il supporto più diffuso per ascoltare musica. Prima il disco vinile e la musicassetta, dopo, escono dalla produzione di massa diventando ignari mezzi musicali per le nuove generazioni, oggi. Nelle mie cuffie la nuova musica dance. Poi la rivoluzione della musica Techno protagonista di fenomeni come i rave party e delle discoteche di enormi dimensioni. Si assiste ad un grande successo del genere ballabile ed orecchiabile che in Italia verrà chiamato, appunto, dance e house. Qua un estratto dal fim Trainspotting, emblema degli anni ’90 nel quale il regista ci ha visto lungo fino da descrivere il suo futuro quindi il mio presente così: “Daianne aveva ragione: il mondo sta cambiando, la musica sta cambiando, le droghe stanno cambiando, perfino gli uomini e le donne stanno cambiando, tra mille anni non ci saranno più maschi e femmine, ma solo segaioli.”

Penso che nella vita tutto torna, o meglio non tutto ma il male sì. Le storie di mio nonno rimarranno forse solo delle mie pellicole mentali, la donna profumata presentata con Stile resterà solo un meraviglioso effetto fotografico e quel campo di fiori che adesso guardo resterà solo un quadro che con la mia diversità ho immaginato e dipinto.

Crico 

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