Il 25 marzo uscirà “A Verità”, nuovo album di Rocco Hunt. Il rapper rivelazione dell’anno, vincitore incontrastato del 64esimo Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte, canta l’orgoglio campano, descrive e denuncia i problemi che da tempo devastano la sua terra e la sua gente, certo che, nonostante tutto, una rivalsa sia possibile. Molte delle canzoni di questo 19enne dal cuore ferito ma colmo di speranza, cresciuto tra le case popolari di Salerno, sono nate dalla collaborazione con artisti del calibro di Eros Ramazzotti, Tiromancino, Clementino, Enzo Avitabile ed Ensi. Ne abbiamo parlato con Rocco, ascoltando in anteprima le 18 tracce del disco presso la sede milanese di Sony Music, la sua etichetta discografica.
Rocco, come stai? Come vivi questo momento di grande successo?
Ancora devo mettere a fuoco tutto ciò che mi è accaduto, dalla vittoria di Sanremo in poi. Devo confessare che, anche se avessi perso la gara al festival, sarei stato felice allo stesso modo perché il mio disco sarebbe uscito comunque.
Un album impreziosito da tante importanti collaborazioni.
La cosa che mi rende più orgoglioso è che queste collaborazioni sono nate spontaneamente, in modo umano e naturale, già prima di Sanremo. Quello di Eros Ramazzotti è stato un regalo stupendo. L’incontro è avvenuto a L’Isola, il suo studio di registrazione. Stavo lavorando a un brano di Edoardo Bennato, “Un giorno credi”, per rivisitarlo e proporne una versione nuova e inedita. Già trovarmi in uno studio vero, per uno come me, abituato a registrare usando come filtro un calzino sopra a un microfono, era un sogno! Quando poi ho saputo che Eros era lì, mi ha sentito cantare e ha voluto assolutamente partecipare al progetto, cantando il ritornello di quella che poi è diventata “Credi”, mi ha reso fiero e mi ha fatto scoppiare il cuore di gioia!
Nel disco canti “A Verità”, una verità talvolta scomoda e pungente. Qual è il messaggio che vuoi lanciare? E a chi ti rivolgi in particolare?
Le regioni del Sud Italia sono molto arretrate rispetto a quelle del Nord. Ci sono enormi problemi e situazioni gravissime, a livello sociale, politico, ambientale. Mi spiace che la Campania sia vista solo come la Terra dei Fuochi. I rifiuti non sono stati messi dai cittadini, dal popolo, ma dai politici e dagli industriali. Io sono convinto che dietro a tutto ciò ci sia un complotto e che la mia regione sia solo la punta dell’Iceberg. Attraverso la musica cerco di descrivere queste situazioni e di spronare soprattutto i giovani a prendere coscienza e a reagire. Il disco contiene pezzi di denuncia come “Nu Juorno Buono”, “A Verità”, il brano che mi rappresenta di più, e “Devo parlare” in cui dico chiaramente che i camorristi diventano assessori e lo stato mi fa schifo perché se ne frega delle famiglie.
Però parli anche di speranza e di riscatto per il tuo territorio.
Certamente. Basta ascoltare “Vieni con me”, “Senza chance” e “Non rimpiango niente”, canzoni nelle quali dico che non ho perso la speranza, perché nessuno di noi deve perderla. I giovani non devono essere sfiduciati. Devono uscire dalla palla di vetro nella quale i genitori li hanno messi per proteggerli. Devono sperimentare, sbagliare, rischiare e avere coraggio. Se io non avessi preso quei treni, se non avessi osato, non sarei qui. Dopo Sanremo ho notato che i miei coetanei si sono interessati maggiormente alle tematiche e ai problemi legati al territorio. C’è maggior consapevolezza e speranza in loro. Sono felice di aver contribuito. La rivoluzione parte sempre dalle piccole cose.
Nel tuo nuovo lavoro canti anche l’amore e le donne.
“Na Vota Ancora” è dedicata a mia madre e alla figura materna in generale, a cui dobbiamo sempre portare rispetto. In “Tutto resta” e “Replay”, invece, racconto delusioni affettive, incontri con ragazze, l’amore precocemente spezzato.
Sei amato e stimato sia dalla gente, sia da tanti tuoi illustri colleghi. Quanto è cambiata la tua vita?
Dopo il primo album, “Poeta Urbano”, il mio tenore di vita è migliorato. Sono sempre in giro, ho cambiato città, ora vivo a Milano, ma appena posso torno al sud, dalla mia famiglia, il mio unico punto di riferimento. A livello artistico, invece, non sono cambiato. Sono sempre Rocco Hunt, il ragazzo che rappa da anni per strada, che canta in piazza e alle feste di paese. Sono orgoglioso delle mie origini e di essere campano. Nel disco lo grido fortemente, cantando sia in italiano, sia in dialetto. “A Verità” contiene anche foto della mia terra, immagini del mare, del centro storico, di palazzi, del mercato e della pescheria in cui ho lavorato per diverso tempo.
Cosa sogna Rocco Hunt oggi?
Di continuare a sperimentare a livello musicale, toccando anche generi musicali diversi dal mio. Sarebbe un sogno poter lavorare con Giorgia ed Elisa, fiore all’occhiello della musica italiana. E poi vorrei imparare a suonare uno strumento, il pianoforte, come mi ha consigliato Eros Ramazzotti. Studiare, fare esperienze anche all’estero, ampliare le conoscenze. E prendere finalmente la patente!
Silvia Marchetti