Solo di recente il mondo orafo ha preso consapevolezza della necessità di una riflessione sulla sostenibilità, tema centrale del pensiero contemporaneo e dello sviluppo futuro. Da qui l’omaggio ai gioielli di Riccardo Dalisi, il poeta-designer che ha teorizzato la decrescita istituendo il Compasso di Latta e che per primo ha sollevato nel gioiello la necessità di una maggiore responsabilità verso le risorse dell’ambiente e la valorizzazione del capitale territoriale. Riccardo Dalisi è una figura di spicco nel panorama internazionale dell’arte contemporanea. È un progettista che ha saputo coniugare il lavoro su scala industriale con quello artigianale, vincendo nel 1981 il Compasso d’Oro. È stato tra i primi ad assemblare materiali poveri e di riciclo, come latta, carta, rame, ferro, lamierino, ceramica, vetro, legno, stoffa, trasformandoli, con pazienza e capacità artigianali, in opere d’arte.
Questa mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 4 settembre al PAN di Napoli, presenta per la prima volta l’opera omnia dei gioielli di Riccardo Dalisi, un atto dovuto al genio di uno degli artisti più interessanti del panorama contemporaneo ma soprattutto il riconoscimento del valore espressivo, della coerenza linguistica e dell’autonomia artistica dei suoi gioielli. L’importanza della mostra sta, secondo Alba Cappellieri, curatrice e professore di Design del gioiello al Politecnico di Milano, nel fatto che «se il lavoro di Dalisi è ampiamente riconosciuto negli ambiti del design – dalle caffettiere per Alessi alle lampade per O Luce – e dell’arte – le sue sculture adornano numerose piazze e collezioni museali – quella dei gioielli è invece una produzione silenziosa, apparentemente casuale, poco nota sebbene straordinariamente intensa e suggestiva.
Questi gioielli ben descrivono il mondo misterioso di Riccardo e le creature che lo abitano: alberi, fiori, stelle, comignoli su cui si posano placide colombe, porte e finestre che si aprono su foreste incantate popolate da giraffe, leoni ed elefanti, mani che accolgono, cuori che abbracciano, volti che sorridono dal balcone di un cammeo».
Sono cento gioielli autoprodotti e realizzati a mano tra il 1990 e oggi, delicati e candidi, dai colori vivaci e dai materiali “ultrapoverissimi”, nella definizione di Dalisi, come latta, ottone, stagnola che affiancano oro e argento e ci immergono dolcemente in una performance artistica giocata sulla metamorfosi e sul movimento. Dalisi ha introdotto il tema del rifiuto, dello scarto nel gioiello, dimostrando che la preziosità non è quella dei materiali preziosi e che anche un piccolo pezzo di vetro o un coccio di ceramica possono avere una nuova vita, spesso migliore della precedente. La tappa napoletana al Palazzo delle Arti di Napoli segue quelle alla Triennale di Milano e al Palazzo Bonin Longare di Vicenza, visitate da oltre 5000 visitatori.
A Napoli due sono le novità. Per la prima volta viene presentata la riedizione della collezione La Foresta Incantata, una serie limitata di pezzi in argento realizzati dal consorzio Antico Borgo Orefici, che per l’occasione sarà in vendita presso i principali store napoletani, a conferma del rapporto proficuo tra design e artigianato. Viene anche esposta per la prima volta un’anteprima della collezione Pintaderas, una nuova collezione di gioielli in ceramica con finitura di smalti policromi e lustri oro e platino realizzata da Terre Blu, alla quale Dalisi sta lavorando in questi giorni, che sarà presentata nella sua interezza nel prossimo autunno.