Quando si parla di unione europea si è certi che si sia tutti d’accordo? Oppure anche tra gli stati membri comincia a serpeggiare qualche insoddisfazione? E da cosa dipende? A rispondere è il presidente della Repubblica Ceca, Václav Klaus, voce controcorrente nel dibattito sul futuro dell’Europa nel suo libro Integrazione europea senza illusioni. No all’integrazione, sì alla cooperazione (Egea 2012, 168 pagg., 16 euro). Ma, ci tiene a sottolinearlo, già nelle prime righe del suo nuovo libro «Non vorrei essere frainteso: non sto lavorando contro l’Unione Europea oppure contro il signor Van Rompuy e il signor Barroso; sto lottando contro l’evoluzione infelice dell’Europa, la cui problematicità è oggi del tutto evidente. Del resto, il destino della nazione ceca e del suo Stato dipende in larga misura dalla capacità dell’Europa di riflettere su se stessa».
Eletto presidente nel 2003 e poi confermato nel 2008, Klaus ha raccolto largo consenso in una grande parte della società ceca. Continuamente in lotta contro i mostri dello stato moderno, dello strapotere dei sindacati, degli sprechi dello stato assistenziale, della burocrazia dei lacci con cui i governi tentano di soffocare la fantasia e il coraggio degli imprenditori, il presidente ceco si chiede se oggi in Europa esiste una vera politica oppure, con la riduzione del peso e dell’importanza degli stati nazionali, è stata «eliminata anche la possibilità di un qualsiasi cambiamento del sistema?»
Klaus si inserisce così nel dibattito sul futuro del vecchio continente individuando nell’Unione europea la causa di squilibri tra gli stati membri e della crisi che ha coinvolto molti di essi, a partire dalla Grecia. Sostenitore dello stato nazionale, Klaus è altresì convinto della sua ricetta per l’uscita dalla crisi. «L’Unione europea potrà sopravvivere se ritornerà alla sua concezione originaria di cooperazione tra Stati membri sovrani, i quali devono rimanere il pilastro dell’integrazione, non la vittima».
Una visione antieuropeista, una voce isolata e una soluzione poco praticabile per chi invece, come l’ambasciatore Sergio Romano, a cui è stata affidata la postfazione, è necessario lavorare per la progressiva creazione di una democrazia europea. «Una illusione questa per Klaus», dice Romano che conclude sottolineando «se dalla crisi dell’euro l’Europa uscirà con un sovrappiù di unità avrò avuto ragione io, in caso contrario avrà avuto ragione Václav Klaus».
Václav Klaus è presidente della Repubblica Ceca dal febbraio 2003, è stato riconfermato in questa carica nel febbraio 2008. Nato a Praga il 19 giugno 1941, si è laureato nel 1963 all’università di Economia, Praga. Ha studiato anche in Italia nel 1966 e negli Stati Uniti nel 1969. Nel 1970 fu costretto ad abbandonare per ragioni politiche la carriera di ricercatore presso l’Istituto di economia dell’Accademia delle scienze cecoslovacca. Ha poi lavorato per molti anni alla Banca di stato cecoslovacca per poi tornare alla ricerca alla fine del 1987. Entrato in politica subito dopo gli eventi del 17 novembre 1989, nel dicembre dello stesso anno ha assunto il ruolo di ministro delle Finanze. Primo ministro dal 1992 al 1997, diventa presidente della Camera dei deputati nel 1998.