Il tempo si sta vendicando: è tornato umile e umili ci costringe. Ma non è forse l’umiltà una chiave di grandezza? E se proprio l’umiltà facesse giustizia, se si vendicasse dei vanagloriosi? Al centro del libro di Giuseppe Musmarra, edito da Edizioni della Sera, c’è una domanda. Semplice. Scarna. Il mondo è pieno di persone che hanno sempre ragione, pieno di fronzoli, di orpelli tutti inutili e tutti indispensabili. Ma gli orpelli stanno franando. I fronzoli vacillano. In questo senso, al contempo esistenziale e letterario, l’opera poetica contempla, e in un certo senso insegue, i prototipi dell’umiltà, della vita grama, dell’industriosa fatica dell’esistenza. Lo fa nei personaggi, come Indro Montanelli, ricondotto alla semplicità di una dimensione umana forse sinora non adeguatamente esplorata. Lo fa relativamente ai luoghi della vita, ai tipi cittadini, agli stati d’animo, ai sentimenti. Il tutto legato da una cifra stilistica peculiare. E l’umiltà si inquadra come base di ripartenza, come unica affidabile certezza in un mondo che era stato pirotecnico e vano.
Giuseppe Musmarra
(Napoli, 1964) è un giornalista. Ha lavorato a Napolinotte, Il Giornale di Napoli, Il Mattino, La Gazzetta del Piemonte, il Giornale, la Voce, Il Tempo. Ha fondato e dirige le agenzie di stampa Omniroma e Omnimilano. Ha pubblicato per Kaos Edizioni “Le nocività del telefonino”. Nel poco tempo libero vive a Bolzano. Ama la cronaca nera e le storie delle persone umili provviste di qualità. Questa è la sua prima raccolta di poesie.