ITALIA-SPAGNA, CRESCE L’ATTESA IN VISTA DELLA FINALE

Il grande giorno della finale è arrivato. Qualche settimana fa, quando è iniziata l’avventura italiana ad Euro 2012, nessuno si aspettava di trovarsi ancora in Ucraina il 1 luglio e, soprattutto, nessuno si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi di fronte la Spagna, affrontata già nella prima partita del girone. Nessuno, tranne Cesare Prandelli e i suoi ragazzi.

«Quando abbiamo iniziato l’europeo – ha confessato il ct della Nazionale azzurra – abbiamo pensato esclusivamente a questo obiettivo. Non avevamo i favori del pronostico, ma abbiamo voluto e sognato la finale. Siamo pronti per questa partita». Cesare Prandelli è carico e pronto per la partita più importante della sua storia, quella che potrebbe incoronare l’Italia campione d’Europa per la seconda volta nella sua storia (la prima fu nel lontano 1968) e porre Prandelli nella leggenda dei ct capaci di vincere un trofeo con la Nazionale.

L’avversario non è dei più semplici. La Spagna detiene il titolo europeo e mondiale e ambisce al triplete. Ma l’Italia non dimentica che, prima degli spagnoli, sono stati proprio agli azzurri a salire sul tetto del mondo a Berlino, nel 2006. Italia e Spagna si conoscono bene, punti deboli e punti forti dell’avversario non sono un mistero ma la gara che vedremo stasera non avrà nulla a che vedere con quella disputata tre settimane fa in apertura di torneo. «Dal punto di vista dell’intensità sarà un match diverso rispetto alla prima partita del girone – ha poi aggiunto Prandelli – la Spagna ha molta più esperienza, loro hanno già un gioco consolidato. Noi ci stiamo arrivando».

Quella di stasera sarà una sfida da giganti. Del Bosque, ct della Roja, ha costruito un’armata invincibile, che non sembra avere punti deboli e che si sta dimostrando la squadra più vincente della storia del calcio, non solo a livello di nazionale ma anche di club. I tratti sono caratteristici: gioco palla a terra, possesso palla prolungato, mentalità offensiva, predominio territoriale, pressing alto e, come ha raccontato Prandelli, un attacco non imperniato sul singolo, ma sul concetto di spazio in profondità. I nomi sono di quelli che a sentirli fanno paura: Piquè, Xavi, Iniesta, Busquets, Fabregas, Casillas. Giocatori abituati ad alzare trofei, che hanno fiducia e la convinzione di essere i più forti.

Ma l’Italia non è da meno e lo ha dimostrato soprattutto nelle ultime gare. Un nome su tutti, quello di Andrea Pirlo, tra i migliori giocatori della competizione continentale, attraverso i cui piedi passano le idee e il gioco degli azzurri. Il centrocampo italiano non ha nulla da invidiare a quello spagnolo, con i vari Marchisio, De Rossi e Montolivo. La difesa, quasi tutta juventina, può contare sulla solidità di Buffon tra i pali, Chiellini, Bonucci e Barzagli. In attacco, ci pensano Balotelli e Cassano, ma anche Di Natale, l’unico a essere riuscito a far gol alla formazione di Del Bosque. Insomma, sarà una bella sfida e quando due squadre giocano in modo simile vince la più forte.

Prandelli spera sia la sua, anche per tutti gli italiani che saranno in piazza. «Dobbiamo pensare a tutti quei tifosi che stanno aspettando qualcosa di importante – ha concluso – dobbiamo vincere per loro». I tifosi, quelli meno fortunati che non sono riusciti a raggiungere Kiev, si stanno già riversando nelle piazze italiane. Dalle grandi città ai piccoli paesi, ovunque sono stati allestiti maxischermi all’aperto per consentire ai tifosi di riunirsi e guardare l’impresa degli azzurri in un clima di allegria e coinvolgimento generale che è cresciuto a dismisura nell’ultima settimana.

Piera Vincenti

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