Se avete voglia di trascorrere un paio d’ore in compagnia di un ottimo cast e di una buona storia, La mia vita è uno zoo è tra i film che potete scegliere. Cameron Crowe, regista diventato famoso per i film “Quasi famosi”, “Jerry Maguire” e “Vanilla Sky” è tornato a giugno 2012 sul grande schermo proponendo al pubblico una storia vera.
Benjamin Mee (Matt Damon) è un giornalista che descrive avventure mozzafiato. Padre premuroso e presente, ha perso da poco la moglie gravemente malata. Dopo mesi rinchiuso nel suo dolore, provando odio profondo per la pietà della gente che lo circonda e stanco di continuare a vivere nella città in cui ha trascorso i momenti più belli della sua vita decide di licenziarsi e di cambiare aria. Lui, che aveva sempre scritto di avventure, decide per la prima volta nella sua vita di viverne una: compra così uno zoo sulla via del fallimento. Mentre la figlia più piccola è entusiasta della loro nuova vita, il figlio adolescente inizialmente odierà la decisione del padre. Ancora una volta Crowe, così come aveva fatto precedente in “Elisabethtown”, mostra al pubblico quanto il cammino verso la felicità sia una difficile ma non impossibile scalata. Un film che ci aiuta a scoprire lo zoo che abbiamo dentro di noi, fatto di rapporti che temiamo ci mettano in gabbia e che invece ci regalano un’immensa libertà.
Il rapporto che tutti i protagonisti di questa storia hanno con gli animali, i modi più svariati in cui essi cercano di aiutarli è quello che poi li aiuterà a salvare loro stessi e le loro emozioni. Partire dall’amore per gli animali per restaurare poi quelli con gli uomini.
Degna di lode l’interprete femminile, Scarlett Johansonn, nel ruolo dell’inserviente dello zoo, una 28enne che ha dedicato tutta la sua vita agli animali dimenticando di avere relazioni con gli uomini. La giovane attrice ha recitato senza un filo di trucco per tutta la durata del film, eppure risulta impossibile non notare la sua impareggiabile bellezza oltre che la sua bravura.
Si intuisce che il film avrà un lieto fine già all’inizio, questo però non fa di esso una pellicola scadente. Tutto viene mostrato allo spettatore con i giusti tempi. Niente è scontato, bellissime le riprese dei paesaggi e degli animali ed emozionante la colonna sonora di Jónsi dei Sigur Rós.
Un film senza pretese, godibile, in cui ognuno di noi può ritrovarsi con la sua storia personale ad emozionarsi per la morte di una tigre e per la rielaborazione del lutto da parte di due orfani e di un marito fedele che nonostante siano arrivati alla fine del loro viaggio, non smetteranno mai di ricordare da dove e grazie a chi sono partiti.
Maria Rosaria Piscitelli