«La storia di Sara e il suo crudo destino dovrà essere un monito per tutti e dare, soprattutto, forza e coraggio alle altre donne per denunciare le violenze subite, mentre lo Stato dovrà mettere in campo una serie di strumenti per contrastare questo femminicidio non degno di una società civile». E’ questo, in sintesi, quanto è emerso dall’incontro culturale “Donne: pensiero e parole” al Circolo della Stampa di Avellino durante il quale è stato presentato il libro edito da “Il Ciliegio”, Omicidio dell’Anima di Giancarlo Perazzini: il saggio/denuncia che racconta la storia vera di Sara, una donna che subisce violenze per una vita. Si è parlato di una piaga sociale, la violenza di genere, che dati alla mano aumenta vergognosamente anche in Italia e nella nostra provincia. Mentre lo scorso 4 luglio il Consiglio regionale della Campania ha approvato all’unanimità la legge sulla “Violenza di Genere”, i rappresentanti istituzionali presenti al tavolo dell’assemblea, da Domenica Lomazzo (Consigliera di Parità di Avellino) e Linda Mastrominico (assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Avellino), per finire alla rappresentante delle Pari Opportunità dell’Unione Generale del Lavoro, Monica Spiezia, hanno sottolineato che le istituzioni locali devono fare di più affinché le donne trovino coraggio di riprendere tra le mani la loro vita distrutta dalle violenze subite.
Di Sara e del suo coraggio e di una storia ai limiti della fantasia, ne ha parlato l’autore del libro, Giancarlo Perazzini che ha spiegato qual è stato il suo primo approccio, da uomo ed emotivamente, nel raccogliere le confidenze più intime di una brutalità così inaudita. «Quello che mi ha spinto ad accettare di scrivere la storia di Sara – ha commentato lo scrittore lunigianese – è stata la disperazione che ho colto nella sua richiesta, nel suo bisogno di raccontarsi, di liberarsi del fardello enorme che sopportava da oltre 40 anni, e forse anche di capirsi, di guardarsi dentro. Devo dire che non immaginavo che il fardello fosse tanto pesante, e mano a mano che mi immergevo nella lettura delle mail che mi arrivavano di continuo, disordinate, contraddittorie, mi riusciva sempre più difficile comprendere le ragioni che avevano spinto Sara a rimanere tanto a lungo con il suo carnefice, anzi, confesso che ancora oggi non ho certezze in proposito». L’Imprenditore toscano prestato alla cultura, al cui attivo ha numerosi riconoscimenti e premi letterari per altre sue opere letterarie (tra le tante, Jan – Mal d’Africa Ricordi di una parentesi africana 1982-1985, “Uomini o Bestie? – la casta siamo noi” e i diversi gialli con le avventure dell’investigatore Guerrieri), nel corso della presentazione ha spiegato che cosa rappresenta Sara e “Omicidio dell’anima”. «Questo libro mi ha dato coscienza della mia capacità di scrivere, di trasmettere emozioni. Prima di questo libro non mi prendevo sul serio come scrittore, mi era sembrato troppo facile raccontare me stesso nelle mie esperienze in terra d’Africa, o immaginarmi nei panni dell’investigatore. Al contrario, entrare nella psicologia dei protagonisti di una storia come questa, e riuscire a dare un ordine ed un senso logico al racconto, a mio parere non è cosa da tutti».
Non sono mancate analisi su come affrontare il dramma che vivono le donne oggetto di violenze. Mentre la protagonista del libro riesce a raccontarsi le altre donne sono circondate da un muro silenzio di reticenza «l’omertà – spiega Perazzini – è dovuta alla vergogna, alla mancanza di coraggio e ad una legge che espone la vittima ad una vera e propria tortura psicologica, e che spesso tende a colpevolizzarla. Di conseguenza, per fare breccia nel muro di omertà occorre una costante campagna di sensibilizzazione, supportata da procedimenti penali più trasparenti e più rispettosi del ruolo della vittima». Perazzini ha devoluto il ricavato dei libri venduti alle famiglie dei tre operai dell’FMA di Pratola Serra (Avellino) morti l’altro giorno mentre si recavano a lavoro in un incidente stradale: Salvatore De Luca, Vincenzo de Rosa e Nunzio Occhiobuono.
Il Presidente del Premio Bancarella, Giuseppe Benelli, nel presentare il lavoro letterario dello scrittore toscano, definisce «Il libro di Perazzini un’opera di denuncia che, con grande sensibilità, coglie uno spaccato del mondo femminile che, purtroppo ancora in troppe parti del mondo, vede la donna considerata come “essere inferiore” all’uomo. Per questo “Omicidio dell’anima”, scritto in modo avvincente e accattivante, è un’opera importante nel panorama editoriale italiano, spesso in fuga dalla realtà quotidiana per inseguire mondi lontani nella storia e nello spazio. Bisogna farlo leggere nelle scuole italiane per una giusta formazione educativa”. “Lo scontro sociale – ha aggiunto il presidente del Premio Bancarella – che si accentua nel fenomeno della violenza alle donne va rimodulato attraverso un nuovo approccio culturale, ed in un nuovo rapporto tra uomo e donna, al momento molto difficile. E perché no, anche attraverso una scrittura più femminile, con più libri scritti da donne».