Sinfonia del rosso-blu, come la divisa d’ordinanza del famigerato e “amichevole Spiderman di quartiere”, alla sua quinta apparizione sul grande schermo dopo la trilogia di Sam Raimi e il primo episodio del reboot diretto da Marc Webb.
Rosso fuoco di incendi e fragorose esplosioni metropolitane, blu di Electro, il nuovo e temibile villain succhiaelettricità. Il secondo capitolo della nuova saga targata Marvel si apre in un tripudio di effetti speciali, con veloce flashforward sui genitori di Peter Parker (Andrew Garfield) ad anticipare eventi successivi e a svelare i segreti familiari del supereroe con un “potere dal quale derivano grandi responsabilità”.
Peter è un adolescente inquieto, diviso tra le continue ronde per difendere la città dai criminali e l’amore tormentato per Gwen Stacy (Emma Stone), con la quale condivide il mistero della sua identità, metà ragno e metà uomo. Le vere guerriglie urbane, nella versione “teen comedy” del regista statunitense, sono le schermaglie sentimentali, campo di battaglia minato su cui s’intromette, tra avvincenti soggettive aeree e scontri a mezz’aria, il pericoloso Electro, ingegnere della Oscorp trasformato in torcia umana da un cortocircuito. A rinfoltire il numero dei cattivi si aggiungono anche Harry Osborn, vecchio amico di Peter che raccoglie l’eredità paterna diventando Green Goblin e Rhino, un sovietico psicopatico racchiuso in un esoscheletro armato. Tanta carne al fuoco dunque, soprattutto quella di Spiderman, per tutti i 142 minuti a rischio di ustione a causa delle folgori lanciate da Electro. Lontani dalle tonalità noir del potenziale metaforico del Batman di Nolan, l’innocuo giocattolone high tech, scevro dalle sperimentazioni di alcuni episodi degli Avengers, contamina, in un poco riuscito amalgama, leggerezza con virtuosistico eccesso digitale. Del resto Peter è “the Amazing Spiderman”, fantastico insetto volante le cui trasvolate sui grattacieli di New York sono improntate alla meraviglia, stupore adolescenziale che azzera implicazioni drammatiche ed elimina la tragicità interiore del “diverso” fra simili. Fuor di metafora, il forsennato videoclip in 3d di Webb, intriso di puerile sarcasmo e siparietti “slapstick”, intrattiene bene, ma il plot saturo ed eccessivo in cui le tensioni emotive si accavallano, disperde il conflitto interiore dei personaggi in un ridondante naufragio retorico. Peter Parker, alle prese con i meccanismi a orologeria della sua storia personale (affrancarsi dalla memoria del padre, vivere l’idillio con Gwen nel presente), deve barcamenarsi tra il cattivo “elettrostatico”, una zia in perenne solitudine e l’amico Harry, tornato dopo otto anni a occuparsi dell’industria paterna. Webb concepisce uno spumeggiante romance nella caotica New York, teatro di battaglie stereoscopiche e amori interrotti. Diverte a tratti, emoziona poco.
Trailer: http://youtu.be/Su07T0rCRwI
Vincenzo Palermo