Oggi è uno di quei giorni in cui, nonostante i capelli sfumino verso il bianco, tutto rimane uguale. Da piccolo ero solito passare i giorni estivi dai miei nonni in campagna, circondato da una ricca umiltà che era capace di farti sorridere gratuitamente, senza il fastidioso flash negli occhi. Ricordo che avevano un calendario per i momenti dedicati alle loro creazioni: piante, fiori, ortaggi e animali. Oggi, come negli anni passati, il rosso dei pomodori campeggia sul tavolo e sui nostri vestiti quindi, nonostante il mio corpo, le piccole rughe di mia madre e i passi lenti di mio nonno, è stata la stessa festa di 20 anni fa, come io la ricordavo.
Mi piace vivere al passato, a volte, e ricordo ancora quei pomeriggi trascorsi a giocare con i ricchi giochi della mente. Aspetta, me ne viene in mente uno che fa: «le belle statuine devono, devono, devono…vestirsi». Era questa la frase che dicevo ogni volta che qualcuno, più grande, mi dava l’onore di decidere i ruoli. Non ci crederete, ma ho continuato a ripetermi questa canzone anche negli anni dello sviluppo fino ad oggi, come la mia colonna sonora negata da bambino. E così, il primo approccio con lo stile l’ho avuto da piccolo quando, dopo la frase magica, immaginavo come i miei manichini dovessero muoversi e cosa dovessero indossare, senza tralasciare colori e accessori. In questo articolo mi sono figurato in un manichino e il mio Outfit varia di solo un elemento, tralasciando alcuni accessori. L’elemento autunnale su cui puntiamo l’obbiettivo è il protettivo soprabito.
Wikipedia ci informa che «con il termine soprabito o sorabito, al giorno d´oggi si intende un indumento sia maschile che femminile, che si indossa sopra i vestiti ed in particolare sopra il torso e che, in alcuni casi si allunga fino alle ginocchia a scopo protettivo dagli agenti atmosferici». Tante sono state le varianti del primo soprabito e in questo caso, lettore, ve ne presento tre, da sinistra verso destra. Da premettere che anche il soprabito è un indumento che varia ecletticamente nelle uscite stagionali. In questo momento sto parlando di Giubbotto, quel tipo di soprabito di cotone o di panno, foderato in poliestere, quindi coerente con il clima.
Nel caso di me manichino, nell’immagine a sinistra, ho scelto un Gilet imbottito, figlio di una gloriosa armatura splendente sui cavalli di una motocicletta, sprovvisto di maniche. Poi, per gli amici del tè, consiglio senza ombra di dubbio il simbolo protagonista indiscusso dai tempi del signor Dandy: il trench. In questo caso si tratta di un giubbotto con le sembianze e i dettagli di un trench. Infine, come ultima proposta, ho scelto il mio stile, quel tessuto unico a vantare la bellezza delle proprie rughe. Più fa vecchio e più diventa il nostro jolly. Parlo del tessuto Denim, jeans. In questo caso l’ho presentato sotto forma di soprabito. Inizialmente un giubbino, poi modificato e personalizzato senza togliergli completamente il valore iniziale, rubato dallo strafottente armadio dello streetwear.
Io, manichino?
M’inchino?
Io, No.
Crico