di Emilio Buttaro
Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 28 gennaio. Roberto Roversi autentico gigante della cultura italiana, se n’è andato in maniera discreta e silenziosa così come ha sempre vissuto. Per suo desiderio i familiari hanno dato l’annuncio soltanto il giorno dopo la scomparsa. Negli ultimi mesi di vita aveva strappato una promessa alla moglie Elena, da sempre accanto a lui: quando quel giorno sarebbe arrivato non ci sarebbero stati funerali né in forma pubblica e né privata, né tanto meno camera ardente. Era considerato l’ultimo grande poeta ed intellettuale del nostro Novecento, lui che fu anche partigiano, antiquario, libraio, giornalista, scrittore, paroliere di canzoni e soprattutto coscienza critica di un Paese e delle sue trasformazioni. Appena ventenne si arruolò tra i partigiani e combattè nella Resistenza sulle colline piemontesi. A metà degli anni Cinquanta fondò con Pier Paolo Pasolini la rivista “Officina”, qualche anno dopo un’altra rivista “Rendiconti” e di entrambe le iniziative fu anche editore. Negli anni Sessanta smise di pubblicare con le grosse case editrici, limitandosi a fogli fotocopiati distribuiti liberamente e continuando a collaborare con piccole riviste autogestite. Fu anche autore di alcune tra le più note canzoni di Lucio Dalla e degli Stadio. Grande amico di Tonino Guerra, diresse anche la rivista “Lotta Continua” e nel 2006 decise di chiudere la storica libreria Palmaverde dopo ben 50 anni di attività. All’epoca spiegò così la sua decisione: «Mia moglie ed io abbiamo sempre detto che come non si vende un figlio, non si vende neanche la libreria. Quindi non la cediamo ma la chiudiamo, spegnendola con un soffio come si fa con una candela sulla torta di compleanno. Però i libri bisogna cederli». La Coop Adriatica acquistò poi tutti i libri all’asta. Nel 2007 fu segnato dalla perdita del figlio Antonio, sociologo e professore dell’Università di Bologna morto prematuramente. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano appresa la notizia ha voluto esprimere subito “la sua commossa partecipazione al lutto del mondo della cultura e della città di Bologna per la perdita di un poeta, scrittore e intellettuale profondamente legato alla sua terra, sensibile interprete delle inquietudini e delle trasformazioni della nostra società”. Commozione anche nelle parole del Presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani: «Aspettavamo i suoi 90 anni per poterlo festeggiare, lui sempre cosi’ schivo e lontano dai riflettori della banale mondanita’. Volevamo fargli sentire il debito di riconoscenza che questa terra aveva contratto con lui’». A modo suo lo ha voluto ricordare anche Jovanotti: «Se n’è andato il grande Roberto Roversi un innumerevole poeta. Scrisse anche Chiedi chi erano i Beatles». Il primo cittadino di Bologna Virginio Merola ha dichiarato: «Persona che della scrittura ha saputo fare un’arte interpretandola in ogni suo aspetto È l’ennesimo lutto del modo della cultura bolognese, se ne va uno dei più grandi intellettuali che questa città abbia avuto». Lunedì 17 settembre il consiglio comunale del capoluogo emiliano osserverà un minuto di silenzio in memoria del suo poeta.