di Gabriele Lumicisi
Si è svolto questa mattina alle ore 11, presso l’Aula Magna della Facoltà di Lettere dell’Università Roma Tre, l’incontro di apertura del “XXVI Convegno della Società Italiana di Scienza Politica”, evento che avrà luogo dal 13 al 15 settembre 2012, presso la facoltà di Scienze Politiche di Roma Tre, che vedrà oltre 500 politologi e politici, italiani ed internazionali, affrontarsi a riguardo delle varie tematiche e dei recenti risultati della scienza politica. É il presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, la prima altisonante personalità a intervenire al meeting, rispondendo in videoconferenza alle domande del professore di Scienza Politica Pietro Grilli di Cortona, e del presidente della Società Italiana di Scienza Politica, Gianfranco Pasquino.
«Sto riflettendo sul mio futuro post-elezioni, se ci sarà o meno un Monti dopo Monti». Così ha aperto il premier che si è detto inoltre «soddisfatto per le notizie arrivate ieri dalla Germania, di umore contrario per quelle provenienti invece dalla Libia». Molti si è soffermato inizialmente sulle scelte politiche dei Governi precedenti al suo: «Decisioni che hanno danneggiato le classi più deboli, come ad esempio alcune disposizioni dello Statuto del Lavoro che hanno contribuito a non creare occupazione». Stimolato da domande che avevano come argomento di fondo il ruolo predominante dell’Europa nelle attività di decision e policy making, il presidente del Consiglio ha sottolineato il successo e l’irreversibilità della Moneta unica, «senza la quale i costi dei beni sarebbero stati notevolmente più alti rispetto alla seppur rilevante crescita dei prezzi nel periodo del passaggio dalla Lira all’Euro». E ha risposto a proposito della sua passata attività nella Commissione Europea: «E’ stata la mia palestra e fonte del credito internazionale che ho ottenuto, anche in due legislature diverse, dal governo Berlusconi a quello D’Alema; prova che il prestigio a 360 gradi si ottiene più facilmente stando al di fuori dal mondo politico e attraverso una certa continuità che vorrei trasmettere all’Italia». Si è tornato a discutere delle forti misure messe in atto dal Governo e sui sacrifici chiesti agli italiani per superare la crisi economica: «Per evitare il tracollo finanziario il mio Governo, appoggiato dalla maggioranza in Parlamento, ha imposto prezzi alti a cittadini e imprese, sforzi che ci hanno reso più credibili di fronte ai mercati e ci hanno permesso di non ricorrere – come già fatto da altri Paesi dell’Unione – al soccorso finanziario». In chiusura il premier ha parlato dell’importanza della cultura, della ricerca e dell’università, auspicando al più presto «più risorse e passi avanti per la governance dell’Università, che comunque deve essere in grado in questo momento di difficoltà generale di autofinanziarsi» .