Duemila persone, le più fortunate sedute, le altre in piedi accalcate sul prato. Qualcuno è rimasto sul lungomare, ma tutti, proprio tutti, sono stati conquistati dalla musica, dalle battute e dalle parole. Lo ha confermato in diretta su Twitter anche il sindaco di Riccione Massimo Pironi: «Grande afflusso, serata unica». Domenica sera a Villa Mussolini, Vinicio Capossela e Alberto Nerazzini di Report hanno chiuso con il tutto esaurito la diciottesima edizione del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, la manifestazione promossa dall’associazione Ilaria Alpi in memoria della reporter del Tg3 uccisa nel 1994 a Mogadiscio insieme all’operatore Miran Hrovatin. «Ma gli eventi da ricordare dei quattro giorni del Premio Ilaria Alpi sarebbero troppi – dice il direttore organizzativo Francesco Cavallli –. Di certo, anche questa edizione ha confermato come il Premio, che si tenga a giugno o a settembre, è un appuntamento in cui si fanno approfondimento e riflessione in un clima di grande scambio e condivisione».
Anche quest’anno Il Premio Ilaria Alpi ha portato tra i cittadini e i turisti di Riccione le migliori firme del giornalismo internazionale. L’apertura l’ha data giovedì scorso la squadra di Caterpillar, che puntuale ogni mattina ha proposto la sua rassegna stampa condita di tanta ironia. Poi ci sono stati l’incontro con Antonio Ingroia e Saverio Lodato, le interviste di Andrea Vianello a Lucia Annunziata e Serena Dandini, le presentazioni dei libri di Walter Veltroni, Attilio Bolzoni, Paolo Bolognesi e Roberto Scardova, gli show di Zoro, gli arrivi a sorpresa della neoconduttrice di Caterpillar Am Natasha Lusenti e della consigliera Rai Benedetta Tobagi, fino alle grandi mostre fotografiche di Letizia Battaglia e Fabio Bucciarelli, che sono ancora in corso a Villa Mussolini.
Non vanno dimenticati gli omaggi a chi non c’è più, come Roberto Morrione e il giornalista francese Gilles Jacquier, e i dibattiti sulla Siria, sulla crisi economica e, naturalmente, sul caso Alpi-Hrovatin «su cui ribadiamo che non faremo alcun passo indietro nel chiedere verità e giustizia – sottolinea Cavalli –, così come non mancherà mai il nostro impegno a fianco dei reporter, soprattutto dove la libertà di informazione è sotto minaccia».
Ma quella di quest’anno è stata un’edizione di contaminazioni, in cui il giornalismo più rigoroso è andato a braccetto anche con musica e teatro: «La formula ha funzionato, Isabella Ragonese con la sua emozionante lettura scenica del testo di Stefano Massini Lo schifo e l’appuntamento sulla Grecia con Capossela e Nerazzini hanno arricchito il Premio, riuscendo a portare argomenti ‘alti’ a un pubblico ancora più ampio».
Importante per il successo della manifestazione è stato il contributo dei volontari, che da mattina a notte fonda si sono impegnati per raccontare il Premio sul web e i social media oppure per accogliere ospiti i visitatori. «È a loro che va il grazie più grande, non si sono mai risparmiati e con la loro passione hanno impreziosito il Premio – continua Cavalli –. E per il prossimo anno rilanciamo quanto ha già detto il sindaco Pironi: vogliamo portare a Riccione tutti i Comuni italiani che hanno dedicato una scuola, una via, una biblioteca a Ilaria Alpi, per dire a gran voce che noi ci siamo e che pretendiamo giustizia».
La diciottesima edizione del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi è rientrata nei festeggiamenti di Riccione 90, il calendario di eventi organizzato in occasione dei novant’anni dell’istituzione del Comune autonomo. «Il riscontro del pubblico è stato straordinario – dice Simone Bruscia, direttore di Riccione 90 e di Riccione Teatro –, il Premio ha raccolto un pubblico inedito, impegnato, dalla forte consapevolezza critica, che ha fatto di Riccione un osservatorio non solo del giornalismo d’inchiesta, ma anche dei grandi temi della politica internazionale. Auspico in futuro un forte rafforzamento del Premio – conclude –, occorre crederci maggiormente e investire sempre più in questo progetto che sta diventando uno dei festival culturali più importanti della nostra regione».