ACCABBAI, A NAPOLI UNO SPETTACOLO SULLA DONNA CHE FERISCE

Una donna vive nascosta in un luogo abbandonato come la sua esistenza, vive conservando memoria di suoni e gesti che hanno accompagnato la sua vita. Le sue arti non sono più necessarie alla comunità. Inizia così lo spettacolo “Accabbai – un rito”, di e con Alessandra Asuni (collaborazione allo studio e alla drammaturgia Marina Rippa, Massimo Staich) che andrà in scena a Napoli, all’Interno 5 Start, il 20 e 21 ottobre 2012 con tre repliche quotidiane (ore 19-20-21).

Sa femmina accabbadora è il tramite per poter raccontare e ricordare la forza di una terra ancestrale, forza che ancor oggi si rivela a chi desidera incontrarla. La figura dell’accabbadora fa parte di una religiosità primordiale e precristiana, che affonda le proprie radici in superstizioni e miti atavici, difficilmente comprensibile ai nostri tempi, ma perfettamente integrata nella concezione della morte propria degli antenati sardi. La femmina accabbadora, letteralmente donna che finisce, colei che aiuta il destino a compiersi, che aiuta a morire una persona ormai senza speranza e in fin di vita. L’ultima accabadora di cui si hanno tracce, era l’ostetrica del paese. La donna che aiutava a venire al mondo era anche quella che chiudeva una vita divenuta insopportabile.

Con “Accabbai – un rito” è iniziato un percorso artistico che vede Alessandra Asuni e Marina Rippa impegnate in un progetto che esplora il ciclo vita morte e rinascita attraverso il mondo femminile. Dopo “Accabbai”, presentato al Festival di Salerno Linea d’Ombra nel 2011, si rafforza con il secondo rito “Matrici” e col terzo “a bisso”, un percorso che richiama come forma la performance teatrale rituale in cui nel corso della ‘esecuzione’ si può generare sempre qualcosa di nuovo. Ognuno dei tre riti contiene l’altro, sono nella stessa misura per lo spettatore-partecipante divisibili e indivisibili.

Lasciamo che la performance trasformi se stessa ad ogni incontro con i partecipanti. Le regole possono ‘incorniciarla’, ma il ‘flusso’ dell’azione e dell’interazione entro questa cornice può portare ad intuizioni senza precedenti e anche a generare simboli e significati nuovi, incorporabili nelle performance successive. Questo tipo di lavoro ha un carattere sperimentale e nello stesso tempo critico: attraverso l’agire è possibile vivere e portare a compimento un’esperienza e riflettere sull’esperienza stessa.

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