CASA BIAGI, UN RITRATTO DI FAMIGLIA

Un padre inflessibile e severo, ma capace di slanci di smisurata tenerezza e con tratti ancora infantili (adorava andare al circo con le bambine). Un padrone di casa burbero e irascibile, che terrorizzava le domestiche e negli accessi d’ira lanciava i piatti e sbatteva le porte. Un marito profondamente innamorato della moglie Lucia, incontrata durante un tè danzante una domenica di guerra del 1940 e da allora compagna fedele di una vita. Tutto questo era Enzo Biagi, raccontato dalle figlie Bice e Carla Biagi, due signore sulla sessantina che sono cresciute nella cultura del padre, nelle sue battute fulminanti, nelle sue scelte limpide, nella sua etica rigorosa. Casa Biagi (Rizzoli, 17 euro, in libreria dal 5 ottobre) è la storia di una famiglia robusta della borghesia illuminata che parte da Pianaccio, sull’appennino Tosco-Emiliano, con Biagi partigiano, e arriva a Milano con Biagi che rifugge per timidezza dal ruolo di celebrità. In mezzo, la grande storia del giornalista e del giornalismo italiano. Sullo sfondo dei grandi eventi della storia del Novecento prendono corpo episodi di vita domestica raccontati dalle due amate figlie di Enzo Biagi con la stessa ironia del padre: le vacanze della famiglia in Appennino, le serate con i maggiori protagonisti della scena intellettuale milanese come Oriana Fallaci, ma soprattutto le piccole e grandi scelte compiute da un uomo che fece del rigore etico il bene più prezioso da lasciare in eredità.

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