«Una storia come la mia non andrebbe mai raccontata, perché il mio mondo è tanto proibito quanto fragile, senza i suoi misteri non può sopravvivere. Di certo non ero nata per una vita da geisha, come molte cose nella mia strana vita, ci fui trasportata dalla corrente. La prima volta che seppi che mia madre stava male, fu quando mio padre ributtò in mare i pesci, quella sera soffrimmo la fame, “per capire il vuoto”, lui ci disse. Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno, radicata al terreno come un albero sakura. Ma a me diceva che ero come l’acqua, l’acqua si scava la strada attraverso la pietra, e quando è intrappolata, l’acqua si crea un nuovo varco».
Queste parole sono tratte dal film Memorie di una geisha, un film unico che racconta di un’altra cultura, un altro Paese, un’altra lingua ma ha un significato universale. Anche io sono stato un devoto dell’amore e continuo ad esserlo, una Geisha di Venere insomma. Molti nostri rappresentanti, gli stilisti, spesso si sono affidati alla cultura orientale, facendola propria e italianizzandola. Ricordo le forme pulite del chimono, protagonista indiscusso di molte passerelle, rivisitate nei tessuti, stampe e volumi di ogni stagione modaiola. Come il chimono, i suoi colori e i suoi disegni, anche i modi orientali oggi vanno di moda. Ad esempio, l’elegante sorriso muto durante l’ora del tè, ovviamente mescolato allo stile inglese, il nostro preferito. Ma la particolarità della loro raffinata tradizione nel vestirsi è il calzino ricamato, usato per conferire un portamento regale. Mai, infatti, una donna mostrava il piede nudo. Quelle donne avevano la capacità di sedurre e farsi scegliere dal loro uomo senza puntare le forme, nascoste dal chimono, e senza l’elegante altezza, nonostante il tacco, ma con l’intensità dello sguardo, in grado di comunicare a lui il desiderio non detto. Quindi, una Lei piena di femminilità tanto da farsi desiderare in piedi non sdraiata.
L’atteggiamento che una vera donna dovrebbe regalarsi, credo. Ci sono delle schiave ricche di dignità e delle donne che subiscono il peso dell’amore. Non credo però che una escluda l’altra, ma penso che noi tutti abbiamo l’obbiettivo di amare in diverso modo e in un diverso tempo. A tanti capita il ciclico ruolo, e io non sono fortunato. Non sono molto predisposto alle comodità orientali, anche se mi affascinano i dettagli, ma una domanda mi è sempre nata spontanea: come facciano quelle donne a camminare su dei tacchi di legno piatto.
A proposito di questo, l’estate prossima la Signora Prada si propone proprio in una versione abbinata e disegnata con sottofondo orientale. Poco tempo fa Milano è stata, infatti, la passerella delle Geishe immaginate e divenute realtà sotto la dottrina della Maestra Miuccia Prada. La terra giapponese ritrovabile nei curati dettagli reinterpretati della tradizione nipponica. D’ispirazione dalle le meravigliose stampe che ricorda L’ikebana, fiore dallo stelo dritto e lungo, alla contemporanea visione delle scarpe di una Geisha, i tabi, abbinati alla zeppa di legno in stile geta.
Con molta coerenza alle forme, si abbinano armoniosamente la creatività degli origami di tessuto sui chiimono di seta stravolgendo la tradizionale forma. Io credo che non sia colpa del caso se a volte il tempo ci spinge a cadere ma siamo noi gli unici scavatori di una miniera dove in fondo c’è qualcosa più dell’oro, c’è il nostro desiderio avverato, e siamo ancora noi gli unici a decidere quanto scavare e quando smettere. Ognuno di noi è nato per vivere la propria vita e colorarla di quello che vuole, ad ognuno cedo il diritto di trovare una casa in un’altra casa.
Concludo: «Non si può dire al sole: più sole! O alla pioggia: meno pioggia! Per un uomo la Geisha può essere solo una moglie a metà, siamo le mogli del crepuscolo. Eppure apprendere la gentilezza dopo tanta poca gentilezza, capire che una bambina con più coraggio di quanto creda, trovi le sue preghiere esaudite, non può chiamarsi felicità? Dopotutto, queste non sono le memorie di una imperatrice, né di una regina… sono memorie di un altro tipo». (dal film Memorie di una geisha).
Crico