Una performance brillante e una gaffe di Mitt Romney sulla Libia regalano a Barack Obama il secondo confronto televisivo pre-elettorale. I sondaggi questa volta si sono trovati tutti concordi nel dichiarare il successo del presidente in carica, che con una rinnovata brillantezza attacca punto per punto l’ex governatore del Massachusetts dimostrando l’inconsistenza del suo programma elettorale. Romney, meno spavaldo della volta scorsa, incassa i colpi tentando solo deboli risposte e continuando a ripetere «io so come rilanciare l’economia». Obama fa notare al pubblico presente in sala e ai milioni di spettatori da casa come questo sia l’unico slogan del suo sfidante, che invece vacilla su altre problematiche pure fondamentali per le sorti del Paese.
La formula del secondo dibattito prevede le domande degli elettori, moderate dalla giornalista della CNN Candy Crowley. I temi sono quelli del lavoro, delle tasse, dell’economia, ma si parla anche di energia verde, diffusione delle armi, politica dell’immigrazione e disparità dei salari tra uomini e donne.
La prima parte del confronto scivola via senza intoppi, ma è sulla Libia che il dibattito si accende, facendo registrare il primo punto in favore del presidente in carica. Un cittadino pone una domanda sugli attacchi di Bengasi, in cui l’11 settembre morirono l’ambasciatore Stevens e tre altri cittadini americani. Obama si assume la responsabilità di quanto avvenuto ma ricorda che non si può «strumentalizzare la sicurezza nazionale per speculazioni politiche» e promette che sarà fatto il possibile per assicurare i responsabili alla giustizia. Romney, nel tentativo di accusare il presidente di cattiva condotta, inizia a dire che quanto avvenuto in Libia «mette in discussione tutta la politica in Medioriente di Obama» che, stando alle parole dello sfidante repubblicano, non ha parlato immediatamente di terrorismo. Il presidente lo smentisce, avvalorato anche dall’intervento della moderatrice, la quale conferma la versione di Obama.
Ma non finisce qui perché, subito dopo, Romney commette un’altra gaffe che gli costa la definitiva sconfitta. Il presidente ricorda che lo sfidante avrebbe voluto far fallire l’industria automobilistica di Detroit e riporta le parole del suo avversario, secondo cui il 47 per cento degli elettori non hanno valore perché sono parassiti mantenuti dal governo. Colpito e affondato. Romney tenta di difendersi replicando che a lui sta a cuore la totalità degli americani, come gli ha insegnato la sua religione, ma le sue parole appaiono deboli e poco convinte. Il tempo è scaduto: al momento siamo sull’1-1. Il 22 ottobre ci sarà l’ultima, decisiva, sfida televisiva che dirà a quale dei due candidati va la preferenza degli elettori.
Piera Vincenti