7 cittadini su 10 acquistano bio. Seppure la crisi mette a dura prova il portafoglio delle famiglie, il mercato del bio continua a crescere e l’Italia rimane il principale produttore europeo, in termini di quantità e diversità delle produzioni con i suoi 1.100.000 ettari certificati. Sono questi alcuni dei dati, diffusi oggi dal dossier “ Bio, benessere garantito” di AIAB, Coldiretti e Legambiente in occasione della XIII edizione della Biodomenica, la giornata dedicata all’agricoltura biologica in corso nelle principali piazze italiane. Sono stati migliaia infatti i cittadini che fin da stamattina hanno affollato i mercatini biologici di vendita diretta e i numerosi eventi organizzati nell’ambito della manifestazione. Ad animare la giornata, oltre alle degustazioni enogastronomiche ci sono stati incontri, dibattiti, mostre, convegni, workshop e le “officine del bio”, i laboratori pratici dove imparare la preparazione del pane, della pasta e le principali attività della produzione e della trasformazione alimentare.
Realizzata con il patrocinio del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, la Biodomenica è stata anche un’occasione d’incontro tra agricoltori e cittadini per conoscere il valore socio-ambientale dell’agricoltura biologica e il significato di un consumo critico e responsabile.
Protagonista dell’edizione 2012 è stato, infatti, il “benessere umano, animale e ambientale”, tema centrale del dossier di AIAB, Coldiretti e Legambiente che illustra come la scelta consapevole del bio aiuti a preservare l’ambiente, evitando lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare suolo e acqua, utilizzando tali risorse all’interno di un modello di sviluppo durevole nel tempo, che mediante particolari tecniche agronomiche garantisce vitalità, biodiversità e produzione costante, oltre a un impatto positivo sul clima. Chi compra bio deve sapere che il biologico pone la massima attenzione al benessere degli animali, che sono allevati in spazi ampi per garantire libertà di movimento e nutriti con erba e foraggio biologico. Nel bio, infatti, l’allevamento senza terra è vietato e sussiste l’obbligo che il 50 per cento del foraggio venga prodotto dall’azienda stessa. Gli animali, inoltre, non assumono antibiotici, ormoni o altre sostanze che stimolino artificialmente la crescita e la produzione di latte e uova.
Ultimo, ma non meno importante, tema trattato dal dossier è l’attenzione che il biologico dedica all’aspetto sociale – il benessere umano, appunto – perché chi produce bio e compra bio è attento alla salvaguardia della salute e delle risorse locali nel rispetto delle risorse naturali.
In Italia il settore biologico registra un fatturato di circa un miliardo e 550 milioni di euro l’anno, sono 1.096.889 gli ettari investiti nelle coltivazioni biologiche, per cui il Belpaese risulta al settimo posto nella classifica mondiale con il 3 per cento circa della superficie complessiva, valutata sui 37 milioni di ettari. In linea generale, il settore degli operatori risulta in crescita dell’1,3 per cento rispetto al 2010 con 48.269 operatori. Tra le regioni con maggiore presenza di aziende bio c’è la Sicilia seguita dalla Calabria, mentre per le aziende di trasformazione impegnate nel settore spicca l’Emilia Romagna seguita da Lombardia e Veneto.
«Se il benessere è uno stato soggettivo, il biologico è invece oggettivamente un metodo produttivo virtuoso, che garantisce ormai da venti anni di regolamentazione europea, un cibo di qualità con attenzione verso il terreno, l’acqua, la biodiversità, il clima, gli animali, l’agricoltore e, alla fine della filiera, il cittadino – hanno dichiarato AIAB, Coldiretti e Legambiente -. Sono queste le basi del consumo critico e consapevole che permette ai consumatori di scegliere quello che vogliono mangiare in termini di qualità, sostenibilità ambientale e rispetto della tradizione alimentare. Un modello di produzione e distribuzione differente che – come confermano anche i dati e l’affluenza di oggi nelle piazze – è divenuto ormai una risposta concreta alla crisi».
Sul piano dei consumatori si registra un aumento della spesa dell’8,9 per cento su base annua, in leggero rallentamento rispetto al tasso di crescita del 2010, ma in chiara controtendenza con la riduzione complessiva dei consumi di generi alimentari convenzionali. Il cibo bio più consumato in termini di spesa è ancora rappresentato dalle uova, grazie anche al buon incremento registrato rispetto al 2010 (+21,4 per cento), ma gli aumenti nei consumi si rilevano soprattutto per i prodotti lattiero-caseari con una crescita degli acquisti nel 2011 del 16,2 per cento e per altri alimenti come biscotti, dolciumi, snack (+16,1 per cento) e bevande analcoliche (+16 per cento). Meno rilevanti gli aumenti per l’ortofrutta fresca e trasformata (+3,4 per cento), che resta comunque la categoria principale tra i prodotti biologici consumati, raggiungendo un’incidenza sul totale pari a quasi un terzo in termini di valore.
Nonostante l’andamento favorevole dei consumi, dal punto di vista della spesa pro-capite, l’Italia invece non si colloca nelle primissime posizioni della graduatoria mondiale ed europea, dove a primeggiare sono invece la Svizzera e la Danimarca. «La genuinità del prodotto e la sicurezza alimentare hanno un ruolo sempre più importante nella tutela della salute – concludono AIAB, Coldiretti e Legambiente –. E’ questa la ragione per cui la produzione alimentare con il metodo di agricoltura biologica rientra sempre più frequentemente nelle scelte dei consumatori. Un metodo che continueremo a supportare e a promuovere nell’interesse del benessere umano, animale e ambientale».