L’11 ottobre 2012, al teatro Augusteo di Napoli, il giornalismo s’è fatto teatro. Marco Travaglio ed Isabella Ferrari riportano in scena il loro pluriacclamato spettacolo “Anestesia Totale”, ottenendo, ancora una volta, l’ennesimo successo.
Pochi elementi sul grande palco quasi spoglio: un’edicola, un violinista, due microfoni e una panchina. Protagonista assoluta: la cronaca, quella che solitamente i giornalisti preferiscono non raccontare. Vengono proposte al pubblico alcune lezioni di giornalismo partendo dalla disinformazione, e viene descritto in modo ironico come oggigiorno tutti noi ci ritroviamo anestetizzati ed intrappolati in un’infinita serie di false informazioni e dissimulazioni. In tre ore di spettacolo nessuno viene risparmiato: esiste ancora la libertà di parola e Travaglio sa bene come servirsene. In modo tagliente associa i nomi ai fatti ed ecco che a fare da comparse allo spettacolo troviamo Minzolini, Ferrara, Vespa, Fede, Signorini … Nomi che, per Marco Travaglio, con il giornalismo non c’entrano proprio niente.
La chiave di tutto lo spettacolo è la memoria: il vicedirettore del Fatto Quotidiano non ha dimenticato nulla di ciò che è accaduto negli ultimi 20 anni. Ed ora, come spiega all’inizio dello spettacolo, nonostante Berlusconi non ci si sia più, restano le radazioni e ci si continua ad ammalare. Filo – conduttore di tutto lo spettacolo, però, è un vero giornalista, uno da cui lo stesso Travaglio ha imparato tanto: Idro Montanelli. Moltissime sue riflessioni sconvolgenti e attuali più che mai, vengono lette durante la serata dalla magnifica Isabella Ferrari ed è proprio dai suoi pensieri che tutti possono trarre le finalità delle lezioni sulla buona e vera informazione.
Marco Travaglio coinvolge emotivamente il suo affezionato pubblico ed insieme ad Isabella Ferrari non si risparmia critiche a nessuno, nemmeno al nuovo premier Monti. Ciò che molto spesso ci si dimentica è che il mestiere del giornalista non è un semplice lavoro, ma è soprattutto una vocazione alla pura verità.
Lo spettacolo “Anestesia Totale” è basato in toto su semplici considerazioni: non solo la maggior parte dei giornalisti racconta frottole, ma ci si ritrova anche a combattere contro lettori impigriti e assuefatti che si accontentano della loro visione del mondo distorta pur di non sforzarsi a capire cosa realmente stia succedendo. Il problema che affligge l’Italia è la presenza di pessimi giornalisti che sono però ottimi linguisti. Negli anni sembra essere nata una specie di neolingua italiana che chiama le cose solo col nome sbagliato.
Travaglio cerca di risvegliare il pubblico affinché si difenda dalla dissimulazione, dall’appiattimento informativo e dai favoritismi. Cerca di scuoterli e far sì che si ribellino, perché solo un risveglio può portare ad un vero cambiamento. A chiudere lo spettacolo è la rivisitazione della poesia “If” di Kipling ad opera di Montanelli. Un ulteriore monito a non dimenticarsi dei grandi del passato, che restano i nostri unici e veri maestri. Un esempio per il nostro presente e per il futuro che, per colpa delle infinte menzogne, sembra essere sempre più lontano e incerto.
Maria Rosaria Piscitelli