Dal 2 febbraio al 16 giugno 2013, presso i Musei di San Domenico a Forlì, un altro momento dell’arte del Novecento con la mostra “Novecento. L’arte in Italia tra le due guerre”. La mostra comprende quasi un trentennio. Dalla fine del primo decennio del ’900 alla seconda guerra mondiale. Ma il fuoco è sugli anni ’20 e ’30. Il “campo” offerto consente di mettere in luce tutte le tendenze, i movimenti, le avanguardie, i protagonisti, i temi, procedendo non secondo una sequenza cronologica, ma per polarità dominanti. Ne emerge uno spaccato di vita, di costume, che ben ritrae quegli anni, e che coinvolgerà anche le nuove arti: il cinema, la moda, le arti grafiche e decorative; così come prende nuova luce il confronto sull’istanza morale dell’arte, svolto soprattutto nel dibattito delle riviste.
Apposite sezioni rievocheranno la I (1926) e la II (1929) Mostra del Novecento Italiano, organizzate da Margherita Sarfatti; la grande Mostra della Rivoluzione Fascista allestita a Roma nel 1932-1933 in occasione del decennale della marcia su Roma; la V Triennale di Milano che ha visto la consacrazione della pittura murale vista come un’arte nazional-popolare che faceva rivivere una tradizione illustre; la rassegna dell’E42 a Roma che ha segnato una profonda trasformazione nell’urbanistica e nell’immagine stessa della capitale. I nomi sono quelli di Boccioni, Balla, Sironi, Soffici, Prampolini, Carrà, Severini, Savinio, De Chirico, De Pisis, Morandi, Casorati, Funi, Campigli, Donghi, Martini, Rosai, fino a Pirandello, Maccari, Mafai, Manzù, Guttuso.
Da un lato la mostra intende rievocare le principali occasioni in cui gli artisti si prestarono a celebrare l’ideologia e i miti proposti dal Fascismo, dall’altro affronta il legame culturale e formale con la prospettiva razionalista e il dibattito sul classicismo in architettura e nell’urbanistica.
La mostra presenta un percorso suddiviso in quattordici sezioni che toccano i temi affrontati nel Ventennio dagli artisti che hanno aderito alle direttive del regime, partecipando al concorso e accettando le commissioni pubbliche, e quelli che hanno partecipato a quel clima, alla ricerca di un nuovo rapporto tra le esigenze della contemporaneità e la tradizione, tra l’arte e il pubblico. Fino ad arrivare alla crisi di quel rapporto, nella più ampia tragedia nella quale venne trascinato il paese. Ancora una volta il percorso espositivo si articolerà all’interno delle grandi sale che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico e nelle stanze del piano terra dove si sono tenute le sette precedenti mostre.