SILVIO SOLDINI PRESENTA “IL COMANDATE E LA CICOGNA”

Silvio Soldini abbandona i toni drammatici e documentaristici degli ultimi due film per tornare sul grande schermo con una commedia sospesa tra il reale e l’irreale, tra il sogno e la realtà, tra la favola e l’opera morale. «La vicenda è molto legata all’attualità che stiamo vivendo – ha spiegato il regista in occasione della presentazione alla stampa – e in un certo senso credo che questo nuovo lavoro sia nato da una necessità di ribellione, mia e dei miei due sceneggiatori al senso di impotenza che in tanti sentiamo spesso, ed ancora da una volontà di volare sopra a tutta questa melma per riuscire a sperare in un futuro diverso».

Ambientata in una città del settentrione, la storia racconta di un idraulico Valerio Mastandrea – strepitoso ancora una volta – e della sua famiglia composta da due adolescenti e una moglie che appare e scompare. Ma i casi della vita scatenano una serie di incontri con figure bizzarre e stralunate: dall’impacciata artista Diana interpretata da un’ Alba Rohrwacher insolitamente bruna, all’avvocato Malaffanno che ha il volto di Luca Zingaretti, da Amanzio lo strano predicatore  (Giuseppe Battiston) al fantasma della moglie dell’idraulico impersonato da Claudia Gerini. Insomma un cast di primissimo piano per una commedia corale ispirata all’Italia dei giorni nostri dove per i protagonisti le speranze sembrano ridotte al lumicino anche se c’è chi continua ancora a sognare e sperare. Ci sono poi le statue di Garibaldi, Leopardi e Verdi che addirittura parlano testimoniando malinconicamente la vita che scorre sotto i loro piedistalli. «Ero in treno tra Roma e Milano – ha detto Soldini – e mi è venuto in mente l’inizio di un vecchio film dove c’era la statua di Rousseau che parlava e recitava. Così ho iniziato a pensare: se le statue che abitano le nostre città potessero dire ciò che pensano cosa direbbero di questo paese?»

Durante la presentazione bolognese Valerio Mastandrea ha spiegato che «Il personaggio da me interpretato è un padre che ha un doppio ruolo in famiglia visto che non c’è la mamma e quindi cerca anche di confrontarsi con il lato più protettivo, più istintivo. Ho recitato in campano e posso dire di aver coronato un piccolo sogno perché penso che in generale sia uno dei modi di essere che va di pari passo con l’espressività, col lavoro d’attore, con la musica. Il fatto che appartenesse ad una terra dove di solito si considera la vita sempre come un qualcosa di importante credo abbia aiutato molto il personaggio a completarsi».

Per Alba Rohrwacher al terzo film con Soldini, «c’è ormai una stima reciproca con il regista, lui cerca sempre qualcosa di inedito negli attori. Credo sia interessante per un attore costruire un percorso creativo perché ogni volta che si torna a lavorare insieme c’è già un terreno sul quale poter attingere».

E prima di congedarci dal cast, abbiamo chiesto a Valerio Mastandrea, un motivo per cui andare a vedere questo film che uscirà nelle sale italiane il 18 ottobre. «Perché ci sono tante cose su cui pensare, su cui ridere e poi se non piacciono i numerosi attori presenti c’è sempre una cicogna e una statua, così lo spettatore può insultare tutti senza offendere nessuno…».

Servizio e foto di Emilio Buttaro

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