C’è grande attesa per l’uscita, il prossimo 30 ottobre 2012, del nuovo libro di Margherita Hack, Sotto una cupola stellata (Einaudi, pp. 120, Euro 12,00), un dialogo con Marco Santarelli su scienza ed etica. Siamo abituati a vedere nella persona di scienza Margherita Hack il campione dell’ateismo, quasi che la contrapposizione frontale tra metodo sperimentale e fede risolva ogni ulteriore possibilità. Mentre, spesso, la contrapposizione degenera in reciproci anatemi quando non in guerra aperta: «io, invece, credo che scienza e religione possano vivere e convivere tranquillamente purché senza pretendere l’una di insegnare nulla all’altra. È una questione di atteggiamento. Non si tratta nemmeno di firmare un armistizio, ma di essere consapevoli dei propri limiti: consapevoli, anche, che sia l’esistenza che la non esistenza di Dio non sono dimostrabili scientificamente, ma rispondono ai bisogni delle singole persone». Pur definendosi atea, la Hack vede nell’agnosticismo l’atteggiamento migliore, più razionale, di fronte a «ciò di cui non si può parlare». Questo però, continua l’astrofisica, non deve sollevarci dalla costante fedeltà a un’etica laica. Per attenersi a questi comandamenti «non c’è bisogno di credere in Dio, non lo si fa per la speranza in un al-di-là in cui non si crede. Lo si fa per un sentimento di fratellanza universale che deriva dalla nostra comune origine da quella materia che costituisce l’Universo».