Fa discutere la sentenza la sentenza di primo grado del processo a L’Aquila, che condanna i componenti della Commissione Grandi Rischi, il vice capo dipartimento della Protezione Civile, il direttore dell’Ufficio Rischio Sismico della Protezione Civile e il direttore pro-tempore del Centro Nazionale Terremoti dell’INGV. E proprio l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia esprime tutto il suo rammarico e la sua preoccupazione.
«Il nostro pensiero va ancora una volta alle vittime del terremoto e ai loro parenti: sappiamo che nessuna sentenza potrà mai ricompensare gli affetti perduti – scrive Stefano Gresta, presidente dell’INGV – Ma è importante considerare che la sentenza costituisce un precedente, in grado di condizionare in modo determinante il rapporto tra esperti scientifici e decisori, non solo nel nostro Paese. La sentenza di condanna di L’Aquila rischia, infatti, di compromettere il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico tramite la comunicazione dei risultati delle proprie ricerche al di fuori delle sedi scientifiche, nel timore di subire una condanna penale. Quale scienziato vorrà esprimere la propria opinione sapendo di poter finire in carcere?».
L’Italia è uno dei Paesi maggiormente sismici al mondo, dove ogni giorno avvengono decine di terremoti, la maggior parte dei quali non sono percepiti dalla popolazione. Questa attività sismica è monitorata dall’INGV 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. «Sulla base dei dati storici e dei risultati della ricerca che INGV svolge –prosegue Gresta – l’Istituto ha contribuito a elaborare una mappa di pericolosità sismica dell’Italia, tra le più avanzate del mondo, che è un importante strumento di conoscenza e prevenzione in materia di terremoti. Secondo quanto affermato dalla letteratura scientifica internazionale, allo stato attuale è impossibile prevedere in maniera deterministica un terremoto. Di conseguenza, chiedere all’INGV di indicare come, quando e dove colpirà il prossimo terremoto non solo è inutile, ma è anche dannoso perché alimenta in modo ingiustificato le aspettative delle popolazioni interessate da una eventuale sequenza sismica in atto».
L’unica efficace opera di mitigazione del rischio sismico è quella legata alla prevenzione, all’informazione e all’educazione della popolazione in cui istituzioni scientifiche, Protezione Civile e amministrazioni locali devono svolgere, in modo coordinato, ognuna il proprio ruolo. «Per questo motivo – ricorda il presidente – l’INGV collabora con il Dipartimento di Protezione Civile e la Commissione Grandi Rischi (l’organo di consulenza della Protezione Civile) svolgendo la sua attività tecnico-scientifica in materia di informazione, educazione, previsione e prevenzione delle varie situazioni di rischio. Questo è quanto successo anche nel caso del tragico terremoto dell’Aquila, ed è quanto succede quotidianamente in tutte le situazioni che presentano profili di rischio».
Ma l’opera di prevenzione deve passare necessariamente attraverso la riduzione della vulnerabilità degli edifici. «Da oggi sarà molto difficile comparire in pubblico a parlare dell’attività sismica in atto in Italia, con la possibilità che i ricercatori possano essere denunciati per qualche omissione o per procurato allarme. Siamo particolarmente colpiti dalla sentenza de L’Aquila, perché rischia di minare uno dei cardini della ricerca scientifica: quello della libertà d’indagine, di discussione aperta e trasparente e di condivisione dei risultati, fattori imprescindibili del progresso scientifico. Condannare la scienza significa lasciare il campo libero a predicatori che millantano di sapere prevedere i terremoti, rinunciando di fatto al contributo di autorevoli scienziati. Sebbene sia un colpo molto duro – conclude Gresta – l’INGV continuerà il suo lavoro di ricerca con il massimo impegno e rafforzerà la sua presenza nella società per un’opera di corretta informazione ed educazione».