Definire oggi la figura del vulcanologo non è facile, perché un vulcanologo può avere estrazioni scientifiche diverse e può svolgere il suo lavoro con metodi altrettanto diversi, ma che hanno uno stesso obiettivo, cioè meglio comprendere la struttura e la dinamica dei vulcani. Esiste quindi il vulcanologo di campagna, quello sperimentale, il geochimico, il geofisico e il modellista.
Uno scienziato, attraverso esperimenti mirati di laboratorio approfondisce i meccanismi che governano alcuni processi vulcanici, come per esempio la profondità da cui proviene il magma, le dinamiche che ne regolano la sua risalita e le modalità con cui lo stesso magma interagisce con le rocce confinanti. Questi aspetti un vulcanologo può solo analizzarli nei laboratori.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) organizza nell’ambito del Festival della Scienza di Genova dal 25 ottobre al 3 novembre, presso “La città dei bambini e dei ragazzi” Magazzini del cotone, l’iniziativa Che laboratorio Vulcanico! dove sarà possibile diventare scienziati per un giorno ed eseguire analisi di laboratorio su lave, ceneri e lapilli. Un’esperienza per tutti per arrivare a capire alcuni dei processi magmatici “nascosti” all’interno di un vulcano e per comprendere i rischi e gli effetti sull’ambiente associati a questo spettacolare fenomeno naturale.
E c’è poi la grande novità: le ceneri dell’Etna in 3D. «Si tratta – dice la geologa Giuliana D’Addezio, responsabile del Laboratorio di Didattica e Divulgazione – di un laboratorio didattico dove è possibile toccare e confrontare i diversi tipi di prodotti vulcanici, di scoprire come si campionano le rocce vulcaniche effusive ed esplosive e di conoscere le principali caratteristiche dei materiali eruttati dell’Etna, sia osservando direttamente piccoli campioni, sia grazie alle spettacolari immagini ottenibili da microscopio 3D. Una roccia vulcanica porta impresse le “tracce” della sua storia, basta saperle leggere… Lave, ceneri e lapilli ci svelano il segreto mondo dei magmi presenti all’interno della Terra».