Visto il successo di pubblico e di critica, la mostra fotografica di Enrico Rondoni dal titolo “Luci Cinesi 1981-2011” è stata prorogata fino a sabato 13 novembre 2012. Ancora una settimana per ammirare le fotografie scattate dal vicedirettore del Tg5, per tanti anni inviato speciale dall’Impero del Sole, solo nel Foyer del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino.
La mostra si compone di 4 reportage fotografici che provano a raccontare il grande balzo in avanti compiuto dalla Repubblica Popolare Cinese negli ultimi 30 anni, scandito da ben 100 fotografie tutte esposte per l’occasione nel Foyer del Teatro comunale di Avellino.
Gli scatti del 1981 (cinque anni dopo la morte di Mao) e del 1983 raccontano di un mondo ancora contadino nonostante le modernizzazioni volute da Deng Xiao Ping, di una popolazione vestita tutta uguale, di città senza auto private e di un sistema industriale arretrato di mezzo secolo rispetto a quello occidentale. Un lungo reportage nel “Paese delle biciclette” da Pechino a Shanghai, da Xi’an a Chengdu, da Nanchino ad Hangzhou. Un paese pieno di fascino e tradizioni ma ancora molto lontano dalla moderna Cina che ora conosciamo.
«Tornare nella Repubblica Popolare Cinese nel 2010, in occasione dell’Expò di Shanghai, e verificare di persona il grande cambiamento che aveva fatto questo Paese dall’ultima volta che lo avevo visitato nei primi anni ’80, è stato uno shock ed uno stimolo – racconta Enrico Rondoni –. Ad ogni angolo il Paese era cambiato, progredito e trasformato in modo impressionante. Non più le divise blu tutte uguali, il Paese delle biciclette, ma una realtà che in un trentennio aveva fatto un ennesimo grande balzo in avanti che vale un secolo, e non solo nelle apparenze. Di simile a quanto avevo visto nei viaggi del 1981 e del 1983 era rimasto solo il partito unico e qualche vicolo di Shanghai, anche gli hutong di Pechino stanno, infatti, cambiando». Rondoni continua: «Lo stimolo è stato quello di riprendere ad impressionare la pellicola con la stessa macchina fotografica degli anni ’80 – spiega il vicedirettore del Tg5 -. Cercando di cogliere questa grande trasformazione negli stessi luoghi. Piazza Tien AnMen: non più regno delle biciclette, ma dei pullman dei turisti soprattutto cinesi. Lo skyline di Shanghai: dove non si vedono più le giunche in legno dalle vele rosse di fronte al Bund con gli storici palazzi in stile anni ’30, ora la vista spazia a 360° tra gli avveniristici grattacieli dei nuovi quartieri prima inesistenti. Mettere a confronto – senza nostalgia – gli scatti di 30 anni fa e quelli odierni ha significato rileggere, per quanto possibile, il grande balzo in avanti di un paese che oggi coinvolge il futuro di tutto il mondo. E non è casuale la scelta di terminare questo viaggio nel tempo in Tibet. I bambini di una comune contadina degli anni ’80 e quelli del 2011 in un paese tibetano sono infatti i simboli di un Paese che stava cambiando allora e che ancora deve trovare risposte per il futuro oggi, nell’anno del Drago in cui cambieranno i vertici del Partito».
La mostra, allestita nel Foyer del Teatro “Carlo Gesualdo” è aperta al pubblico dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.