La crisi non accenna a placarsi e le notizie giunte negli ultimi giorni dall’Istat non fanno che confermare il momento negativo vissuto dagli italiani che, stando a quanto emerge dall’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, svolta nel marzo 2012, che ha rilevato le dimensioni della soddisfazione dei cittadini. I dati sono stati diffusi ieri, 15, novembre 2012, e presentano un quadro poco rassicurante. Rispetto al 2011, infatti, si riscontra una contrazione del livello di soddisfazione per la vita in generale, mentre la soddisfazione aumenta per alcuni ambiti rilevanti della vita quotidiana, come le relazioni familiari e amicali. Anche la soddisfazione per il tempo libero cresce, mentre peggiora quella per la situazione economica personale e familiare. Il 40,5 per cento delle famiglie giudica la propria situazione economica sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente, mentre cresce dal 43,7 per cento al 55,8 per cento la quota di famiglie che dichiara un peggioramento della propria situazione economica.
Il calo della soddisfazione per la situazione economica registrato nel marzo 2012 si lega al peggioramento avvenuto nel 2011 degli indicatori europei di deprivazione. In complesso, la quota di individui in famiglie deprivate, con tre o più sintomi di disagio economico, passa dal 16,0 per cento al 22,2 per cento; quella delle persone in famiglie gravemente deprivate, con quattro o più deprivazioni, dal 6,9per cento all’11,1 per cento.
Non va meglio la situazione relativa al commercio estero. Di oggi i dati diffusi dall’Istat che a settembre rileva, rispetto al mese precedente, una flessione per entrambi i flussi commerciali, più intensa per l’import (-4,2 per cento) che per l’export (-2,0 per cento), la peggiore flessione da dicembre 2009. La diminuzione dell’export è di intensità analoga per entrambe le aree di sbocco: -2,1 per cento per i mercati Ue e -2,0 per cento per quelli extra Ue. In flessione sono soprattutto le vendite di beni strumentali (-4,5 per cento) e di prodotti energetici (-2,3 per cento), mentre i beni di consumo durevoli registrano un aumento dell’1,0 per cento.
Per il Codacons, questi dati confermano che «scemano definitivamente le speranze di una ripresa. Considerato il crollo dei consumi e della domanda interna, dovuta alle difficoltà delle famiglie italiane ormai ridotte allo stremo dalle troppe tasse e dalla mancata salvaguardia del potere d’acquisto, l’unica speranza di crescita poteva arrivare dalla ripresa delle esportazioni e della domanda estera, che poteva consentire la ripesa degli ordinativi delle nostre industrie. Ma i dati di oggi dimostrano che le politiche eccessivamente restrittive decise a tavolino dall’ Europa stanno facendo riprecipitare il mondo intero nella crisi dalla quale si stava faticosamente uscendo».