Un filmato intenso, sia per il contenuto sia per la fotografia, tanto commovente ed esaustivo che il pubblico durante i titoli di coda si è lasciato andare in un lungo applauso con la stessa spontaneità che ha caratterizzato per tutto il documentario Giuseppe Tornatore, il quale ha raccontato la sua storia, difficile in alcuni momenti eppure proprio per questo così vera.
La carriera del regista siciliano è stata il lite motiv del documentario “Giuseppe Tornatore: ogni film un’opera prima” di Luciano Barcaroli e Gerardo Panichi, proiettato sabato, 17 novembre 2012, al Festival Internazionale del Film di Roma.
Un successo di pubblico non solo per la presenza in sala di Tornatore, dei documentaristi e di numerose personalità della cinematografia italiana, ma soprattutto per il soggetto del filmato: un regista che è stato definito spesso nostalgico, perché pone al centro dei suoi film la Sicilia di ieri, con uno sguardo di altri tempi. E per questo motivo Tornatore è stato inoltre considerato dai registi e attori statunitensi, intervitati nel documentario, un cineasta classico, una sorta di ponte tra il cinema di ieri e quello di oggi. Ma il magico e antico mondo di Tornatore non è stato subito compreso in Italia; particolare è la vicenda di Cinema Paradiso che fu premiato a Cannes con la Palma d’Oro e negli Usa si aggiudicò addirittura il Premio Oscar, ma quando uscì in Italia, prima dei riconoscimenti esteri, fu un flop.
Nel filmato si parte dunque da Cinema Paradiso per arrivare a Baaria, una pellicola che – come affermano da Medusa – è stata, sotto il profilo logistico, difficile da realizzare, perché si è dovuto creare dal nulla il paese dell’infanzia del regista, che fa di ogni suo film un’opera prima e pone l’interprete, che non deve essere per forza a conoscenza di ogni dettaglio, al centro di tutto. Come hanno confermato tra l’altro gli attori intervistati, tra cui figurano anche Sergio Castellitto e i protagonisti di Baaria, Francesco Scianna e Margareth Madé.
Maria Ianniciello