IL CIBO ITALIANO PIACE AL SUD EST ASIATICO

© Giuseppe Parzani – Fotolia.com

I nuovi mercati esteri che si apriranno all’esportazione di prodotti italiani sono quelli del Sud Est asiatico. La loro crescita economica, infatti, è significativa e costante da diversi anni, e fanno di questa regione una delle aree del mondo maggiormente attrattive e ad alto potenziale di progressione nell’attuale contesto di mercato globale. E la richiesta di prodotti alimentari italiani dal Sud Est asiatico è già una realtà che lascia prevedere una crescita importante dell’export delle nostre aziende. Di scambi commerciali e strategie per l’espansione dell’esportazione di food made in Italy si è parlato al “Cibus Export Seminar – Focus Asean & Sud Est asiatico”  presso Fiere di Parma, cui hanno partecipato rappresentanti istituzionali, aziende alimentari e 13 buyer della distribuzione provenienti dal Sud Est Asiatico che nel pomeriggio hanno discusso nel corso di incontri B2B con le aziende italiane la possibilità di accordi commerciali.

Nei primi sette mesi del 2012 l’export alimentare italiano nel Sud Est asiatico ha raggiunto i 200 milioni di euro, con un aumento del 15,5 per cento sullo stesso periodo del 2011. Se prendiamo in esame i soli Paesi dell’Asean (una sorta di mercato comune dell’area) la crescita è ancora maggiore, toccando il 30 per cento. Per avere un termine di paragone immediato, l’export italiano verso l’Asean è quasi equivalente a quello verso la Cina: 120 milioni di euro milioni dall’Asean e 142 milioni dalla Cina.

Le prospettive di un forte aumento dell’export del food made in Italy sono confortate dalle previsioni di crescita economica elaborate dall’Ocse quest’anno: nel prossimo quinquennio il Laos avrà una crescita media annua del 7,4 per cento, l’Indonesia del 6,4 per cento, il Vietnam del 5,6 per cento, le Filippine del 5,5 per cento, la Tailandia del 5,1 per cento, la Malesia del 5,1 per cento, Singapore del 3,1 per cento, Brunei del 2,4 per cento. Perfino Paesi che hanno superato da poco situazioni di criticità, come la Cambogia e la Birmania (Myanmar) sono previsti crescere rispettivamente del 6,9 per cento e del 6,3 per cento.

Ma che tipo di prodotti alimentari italiani possono interessare i mercati del Sud Est Asiatico? «I prodotti che già acquistano – ha spiegato Roberto Lovato, dirigente Area agroalimentare dell’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – sono generalmente pasta, olio d’oliva, conserve di pomodoro, vino, formaggi, conserve vegetali, ma anche cioccolato e caffè perché i consumatori di fascia medio-alta iniziano a scoprire e ad apprezzare i nostri prodotti più tipici».

Una conferma in questo senso è giunta dai 13 buyer del Sud Est asiatico presenti a Parma, che hanno visitato gli impianti di diverse aziende alimentari sul territorio ed hanno partecipato agli incontri odierni B2B: «Sugli scaffali dei supermercati della mia catena distributiva – ha riferito Adrian Lanter di The Mall Group di Bangkok, Tailandia – si vendono bene prodotti italiani come pasta, olio, aceto balsamico e condimenti vari. I tailandesi in genere iniziano a conoscere i prodotti italiani nei ristoranti italiani e poi vengono a cercarli al supermercato. Man mano che la conoscenza della vasta gamma del food made in Italy aumenta, crescono le possibilità di vendere anche altri prodotti. L’interesse è alto e le prospettive sono ottime».

Mercati non facili quelli del Sud Est asiatico, perché gli ostacoli non sono pochi: barriere doganali, usanze religiose, scarsa conoscenza della ricchezza e qualità della produzione alimentare italiana. I salumi, per esempio, hanno poco successo in questi mercati, per motivi religiosi e di gusto (con l’eccezione dei prosciutti di qualità). La tradizione alimentare è importante perché mediamente un consumatore asiatico digerisce a fatica la caseina contenuta nei formaggi freschi (preferisce quelli stagionati come il parmigiano reggiano e il grana padano) o i tannini del vino rosso. Curiosamente, il suo interesse passa per la rinomata dieta mediterranea italiana e per prodotti di griffe importanti e conosciute nel mondo intero. Serve dunque una sempre maggiore promozione dei nostri prodotti alimentari, sempre abbinata all’informazione sulla loro storia, sul territorio di provenienza, sui metodi produttivi, sulle qualità intrinseche e sui valori nutrizionali.

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