IL LUNGO RACCONTO DELL’ORIGINE

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Un tempo si studiava il cielo dall’alto dei templi. Oggi con telescopi spaziali. Un tempo si credeva che l’universo fosse una cupola sopra la terra piatta. Oggi sappiamo di essere una briciola nello spazio-tempo che si espande dopo il big Bang. Un tempo ogni civiltà aveva la sua cosmologia. Oggi tutto il mondo ha una sola scienza. Il lungo racconto di come si è evoluta la conoscenza del cielo dura da seimila anni, durante i quali l’uomo è diventato adulto. 

La cosmologia moderna è diventata una «grande scienza» – un edificio teorico supportato da fisica, matematica, da tecnologie complesse e costosissime che sembra schiuderci i segreti dell’Infinito. Ma le domande e le spiegazioni sull’origine e la natura dell’Universo sono vecchie quanto l’uomo. Ci riempie di meraviglia, oggi, scoprire come gli antichi astronomi, privi di qualunque strumento ma grazie a lunghe e attente osservazioni ad occhio nudo, riuscivano a determinare i movimenti di alcuni pianeti, a prevedere eclissi e allineare perfettamente i loro templi verso i solstizi. In tutte le civiltà del passato le conoscenze celesti si mescolavano a credenze mitologiche che spesso identificavano gli dèi con gli astri. I babilonesi consideravano i pianeti come «interpreti» del volere divino e quindi cercavano di predire i fenomeni celesti per proteggere i sovrani. I maya e gli aztechi, invece, usavano le posizioni del Sole o degli astri solo come strumenti per calcolare lunghi cicli temporali. Furono i Greci i primi a praticare un’astronomia geometrica come scienza a sé, senza risvolti astrologici. Con il Cristianesimo, per secoli gli astri sono stati espressione di Dio. E solo da Galileo ad oggi, la scienza ha faticosamente affrancato l’indagine sul Cosmo dai diktat della Religione. In ogni caso, dai miti più ingenui alle teorie scientifiche più ardite, quello dell’Universo resta il «racconto» più affascinante che ha accompagnato l’evoluzione culturale dell’uomo. Il lungo racconto dell’origine (Dalai Editore, pp. 320 – Euro 16,50), scritto da Margherita Hack con Walter Ferreri e Guido Cossardri, percorre le cosmologie delle grandi civiltà antiche – dai Sumeri agli Egizi, dai Maya ai Cinesi. E poi attraverso l’astronomia dell’Europa cristiana, arriva alle frontiere dell’astrofisica odierna e alla ricerca dell’intelligenza nell’Universo. Un’avventura della ragione che dura da seimila anni, un viaggio dal mito alla scienza non si interromperà mai finché il nostro sapere ci avvicinerà al mistero dell’origine del cosmo e della vita stessa. 

Margherita Hack classe 1922, ha insegnato astrofisica per 50 anni, ha collaborato con osservatori astronomici internazionali e anche con l’Agenzia Spaziale Europea. Attualmente è professore emerito all’Università di Trieste, e socio dell’Accademia dei Lincei. È molto nota al grande pubblico come divulgatrice scientifica e non solo. Per Dalai editore ha pubblicato Il mio infinito (2010) e Il cielo intorno a noi (2012). 

Walter Ferreri, astronomo dell’Osservatorio Astrofisico di Torino, si occupa di strumentazione, di stelle doppie e, soprattutto, di asteroidi. In quest’ambito ha al suo attivo la scoperta di circa 40 di questi astri. Per questo e per la sua attività, l’Unione Astronomica Internazionale ha battezzato «Ferreri» uno degli asteroidi principali, il n. 3308 (1981 EP). È direttore scientifico della rivista «Nuovo Orione» ed autore di una trentina di libri. 

Guido Cossard si è laureato in Fisica a Torino ed è dirigente scolastico. Presiede l’Associazione Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana. Ha scritto numerosi articoli per le principali riviste del settore e alcuni libri. In considerazione del contributo dato nel campo dell’archeoastronomia, nel 2005 l’Unione Astronomica Internazionale ha chiamato col suo nome il pianetino (4993)  1983 GR.

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