Affermava nel 1983 Fernand Braudel sul Corriere della sera: «Napoli ha continuato a dare molto all’Italia, all’Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti… Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori». Si è scritto e si è detto tanto sulla città partenopea, cercando di carpirne la sua vera essenza: qualcuno ne ha parlato male, altri l’hanno elogiata, alcuni vezzeggiata, eppure quasi tutti l’hanno amata. Sì perché anche chi la odia tacitamente ne è innamorato, forse perché vorrebbe vederla diversa, forse perché la teme. Questo amore si evince anche nel libro “Il Paradiso dei diavoli” di Francesco Di Mare: un doloroso inno d’amore a Napoli e insieme il racconto mozzafiato delle sue eterne contraddizioni. L’autore dipinge ora un ritratto vivido e agghiacciante della città: un presepe dove hanno posto tutti, il borghese, ’o guaglione, il commerciante, il cronista di nera, la casalinga, l’intellettuale, e tutti sono in qualche misura contagiati dal Male che abita il golfo più bello del mondo.
L’AUTORE
Francesco Di Mare è nato a Napoli nel 1955. Giornalista, dopo vent’anni come inviato di guerra, è passato alla conduzione televisiva (Speciale Tg1, Uno Mattina, Uno Mattina Estate e Sabato domenica e… la tv che fa bene alla salute). Ha ricevuto numerosi premi, fra cui due Oscar della televisione per i suoi reportage dal fronte. Raccogliendo alcuni ricordi dalle zone calde del pianeta, ha costruito uno spettacolo teatrale che è poi diventato un libro molto apprezzato: Il cecchino e la bambina (Rizzoli, 2009). Non chiedere perché è il suo primo romanzo.