Oggi, e per “oggi” mi riferisco alla situazione sociale in cui l’Italia “galleggia”, siamo come soldati pronti a scendere in guerra. Un periodo in cui l’aria pesa della stessa ansia che avevano le madri che aspettavano, ai tempi, la lettera di arruolamento dei figli. Sì, credo che siamo diventati tutti soldati a combattere il regresso in cui la crisi ci sta spingendo in questo periodo. Definisco la crisi una vera e propria guerra, dove tutti, e dico tutti, sono stati chiamati a difendere se stessi dagli altri. Il forte predomina sul più debole, come in guerra appunto. E come ogni periodo bellico il percorso è quello del risparmio e del non spreco. Oggi di moda vanno le toppe, infatti. Mi affascina il patchwork, in questo periodo. Il termine significa: lavoro fatto con quadrati ovviamente di stoffa, trapunta. Da circa 30 anni si va sempre di più diffondendo anche in Europa. Vi racconto, ora, le umili origini di questa tecnica oggi pregiata. In passato le donne conservavano i ritagli degli indumenti fatti in casa, ma soprattutto recuperavano le parti ancora buone dei vestiti vecchi. Tutti questi ritagli, oltre che nei sacchetti in cui erano venduti zucchero, farina e caffè, erano conservati in uno speciale sacco chiamato Scrap Bag, Sacco dei ritagli, o in uno dei tradizionali cesti, Scrap Basket; un’usanza che consiglio di praticare anche a voi oggi. Il ruolo di questi ritagli era semplice: fungevano da toppe riparatorie per trapunte. A forza di toppe, molte trapunte venivano completamente ricoperte da questi pezzetti di stoffa multicolore di forma irregolare. Il disegno casuale, che ne uscì, fu chiamato dalle donne “Crazy”. E l’energia e la creatività di queste donne, unite al loro desiderio di trasformare una squallida capanna di tronchi in una Home calda e accogliente, dettero vita a una nuova forma artistica: il Patchwork-Quilt. Ci sono stilisti oggi che del patchwork ne hanno fatto uno stile. Nello scorso gennaio (ora passeggia tra le strade) il patchwork è stata la tecnica protagonista: hanno sfilato gli abiti di Bottega Veneta, dove la giacca, in tradizionale tessuto maschile, è interrotta da inserti di colore diverso sulla manica, sul davanti, lungo la spalla; ombrati. Ancora…le camicie con assemblaggi di righe orizzontali e verticali di Marni. E…gli unici abiti di Vivienne Westwood, dove giacche e pantaloni sono una composizione di due scozzesi. Credo che la signora Westwood sia figlia di una delle geniali donne che hanno creato questo storico modo sartoriale. Infatti, è lei che ne ha fatto uno stile di vita per tutte quelle donne con l’ecletticità voluta cucita addosso. Famose anche le scarpe stringate maschili in chiave femminile: le Pirate Patchwork Brogue Shoe, proposte per la P/E 2011 dalla stilista inglese. Il termine Patchwork mi evoca i favolosi anni ’70, un misto tra il country e l’alternativo della strada, dal gusto dolce amaro. A questo punto devo ringraziare le nostre prime donne, che dalla loro umile creatività oggi mi hanno regalato, ancora una volta, il magico lusso dell’ispirazione.
Crico