Venerdì 16 novembre farà il suo debutto sul podio del Teatro di San Carlo di Napoli Michele Mariotti, “Oscar della Lirica 2012”, direttore stabile del teatro Comunale di Bologna che il 5 dicembre prossimo sarà protagonista anche del titolo inaugurale della Stagione Lirica 2012-13 del Lirico di Napoli, “La Traviata” di Giuseppe Verdi per la regia di Ferzan Özpetek.
Pesarese, classe 1979, Mariotti ha già al suo attivo una serie di successi: dal suo debutto nel 2005 con “Il Barbiere di Siviglia” al Rossini Opera Festival, fino alla recente “Carmen”, lo scorso settembre in scena al Metropolitan di New York, dove è atteso nuovamente nel 2013 con il “Rigoletto” verdiano.
In occasione del suo esordio, per la Stagione Sinfonica 2012-13, Mariotti dirigerà l’Orchestra stabile ed il solista Giuseppe Andaloro. Il pianista palermitano, classe 1982, Premio Busoni 2005, per la prima volta al San Carlo, è impegnato nell’esecuzione del “Concerto in Re Maggiore, Hob. XVIII/11 – All’ungherese” di Franz Joseph Haydn, opera di grande popolarità, celebre per la sua freschezza melodica e la raffinatezza delle armonie. Si è conquistata la sua popolarità, tra i molti concerti per strumento a tastiera composti da Haydn, il “Concerto in re maggiore Hob. XVIII n. 11”, scritto all’inizio degli anni Ottanta. Una fortuna, attestata già all’epoca dalle numerose edizioni a stampa: primato alla viennese di Artaria, nel 1784, repliche a Parigi, Amsterdam e Londra.
Freschezza melodica, raffinatezza delle armonie, architettura chiara e trasparente. Haydn sembra qui raccontarci, quasi sentire l’influenza dei concerti mozartiani nel sottile trattamento dell’orchestra e nel gioco che il solista intrattiene con gli altri strumenti, perfettamente esemplificato dall’elegante cesello del movimento centrale in tempo lento.
In apertura e chiusura di serata due pagine del repertorio di Wolfgang Amadeus Mozart: l’ouverture da “Le Nozze di Figaro” (brano concepito come del tutto autonomo dal contesto dell’opera, nel quale si ritrovano elementi musicali innovativi per l’epoca) e la “Sinfonia n. 40”, dagli spiccati elementi introspettivi, considerata “una delle sinfonie per antonomasia”, sintesi sublime di un’opera che nel tempo è diventata paradigma di eccellenza compositiva coniugata a popolarità.