Maggiore attenzione verso i diritti, la cultura e le tradizioni degli immigrati è quanto si chiede a più voci in occasione della Giornata Internazionale del Migrante, che si celebra oggi. Questa data è stata scelta perché il 18 dicembre di 22 anni fa fu varata la Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, entrata a far parte del diritto internazionale nel 2003, dopo la ratifica da parte di 20 Stati membri: esclusa l’Italia che, come gli altri Stati europei, non ha voluto sottoscrivere la convenzione.
«Ogni momento, in tutto il mondo, le persone lasciano i loro paesi in cerca di una vita più sicura e migliore. A livello mondiale, più di 214 milioni di persone sono in movimento. Molti fuggono condizioni difficili solo per affrontare lotte ancora maggiori, tra cui violazioni dei diritti umani, la povertà e la discriminazione», ricorda il segretario generale dell’Onu Ban ki-moon nel suo Messaggio. «Ma questi migranti – aggiunge – oltre che paura e incertezza, hanno anche la speranza, il coraggio e la volontà di costruire una vita migliore. Con il giusto supporto, possono contribuire al progresso della società. L’attenzione per i diritti dei migranti è particolarmente importante in questo momento di difficoltà globale, economica e finanziaria». In una situazione come questa, ricorda Ban Ki-moon, «milioni di migranti diventano lavoro a buon mercato, usa e getta, i capri espiatori per le fallite politiche economiche e sociali, e anche vittime in una non ben definita guerra contro l’immigrazione clandestina. È sempre più urgente forgiare le risposte politiche nazionali sulla base di principi dei diritti umani».
A ricordarlo è anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che sceglie di affrontare una questione spinosa troppo a lungo rimasta in sospeso, ovvero «l’opportunità di rendere possibile l’acquisizione della cittadinanza da parte dei minori già di fatto integrati nella nostra comunità nazionale. Gli immigrati in Italia costituiscono una componente essenziale della popolazione, come forza lavoro e anche fonte di energia vitale per una società che invecchia». Il fenomeno immigratorio deve essere accompagnato «da politiche adeguate, perché a coloro che vengono a lavorare in Italia sia attribuito il rispetto che meritano, nell’osservanza delle nostre leggi. Un Paese che torni a crescere, che voglia essere un luogo di aperta convivenza civile è l’Italia a cui tutti i migranti potranno guardare con fiducia. Ed è l’Italia – conclude il Capo dello Stato – che auguro a tutti noi».
Tuttavia, la situazione è ben lungi dall’essere così rosea come auspica Napolitano. In occasione della Giornata internazionale dei migranti, infatti, Amnesty International ha lanciato il nuovo rapporto “Volevamo braccia e sono arrivati uomini”: una denuncia dello sfruttamento dei migranti impiegati nelle nostre aree agricole, che ricevono paghe inferiori del 40 per cento rispetto al salario italiano minimo, pur lavorando un numero di ore molto maggiore. «Ma – ricorda l’associazione – per cambiare le cose, occorre che le autorità italiane modifichino le proprie politiche sull’immigrazione».
Piera Vincenti