Uomini, esseri che attraversano le vita cercando di lasciare una traccia di sé. Storie comuni che si trasformano in opere d’arte. Sono questi gli ingredienti principali del lavoro di Livia Paola Di Chiara (www.liviapaoladichiara.com), artista che vive e lavora tra la Puglia e l’Irpinia. La sua creatività volge lo sguardo alla natura delle cose e alla gestualità primordiale, e si esprime in diversi modi che vanno dall’installazione, all’ambientazione, alla scultura.
«Il mio lavoro si ispira alle storie che mi accadono intorno – racconta l’artista –. Le vivo o le ascolto, poi cerco di carpirne il senso profondo e di reinterpretarle. Mi piace molto sperimentare nuove tecniche e il mezzo scelto dipende sempre dal messaggio che intendo veicolare e dal modo in cui voglio relazionarmi con il pubblico. Sono molto attenta quando vivo, osservo la realtà intorno a me e l’immaginazione mi aiuta a rielaborare ciò che vedo trasformandolo in un’opera d’arte. Il progetto che sto realizzando in questo momento, ad esempio, riguarda la vita e gli essere umani: ciò che siamo e ciò che realizziamo mentre attraversiamo la vita».
Da poco si è conclusa un’esperienza molto importante per Livia Paola Di Chiara che ha partecipato alla Biennale del Libro d’artista, a Castel dell’Ovo a Napoli, mostra a cui hanno preso parte un centinaio di artisti provenienti da diverse nazioni. «Ho avuto modo di relazionarmi con colleghi di ogni parte del mondo, di fare paragoni e confrontare lavori sullo stesso tema, cosa che mi ha aiutato molto nella crescita professionale. La vera arte è quella che entra in relazione, sia con i fruitori che con gli altri artisti. C’erano molti progetti interessanti, altri lo erano meno ma è normale in un contesto come quello. Le opere selezionate rispecchiano il gusto estetico e artistico di chi sceglie e dentro ci capita un po’ di tutto. Il libro presentato da me si ispirava a uno dei personaggi principali del Cavaliere inesistente di Italo Calvino».
Ogni artista, attraverso i suoi lavori, cerca di comunicare un messaggio. Livia Paola Di Chiara spiega qual è il suo: «Le mie opere nascono dalla riflessione su ciò che siamo adesso, sulle certezze del presente che abbiamo sempre ma spesso dimentichiamo. I miei lavori cercano di rendere evidenti questi punti cardine della realtà. Mi ispiro a diversi artisti, sia moderni che del passato. Sono molto legata a Piero Manzoni che, in un periodo in cui l’arte era diventata merce, cercava di staccarsi alle logiche del mercato e di spersonalizzarsi per lasciare emergere il suo lavoro. Mi piacciono molto anche Gabriel Orozco e Alber Dürer. Di recente a Napoli ho visto la mostra di Jimmy Durham: la sua arte è molto ermetica ma poco dopo emerge il senso profondo delle opere».
Tanti i progetti per il futuro e una nuova esperienza, non più come artista ma come curatore. «È un progetto che stiamo portando avanti a Molfetta – spiega Livia Paola Di Chiara –. Ventitré artisti hanno deciso di seguire, in qualità di curatori, altrettanti giovani emergenti. A ognuno di loro è collegato un testo critico e un’installazione, preparati dal curatore. Io seguo la giovane Maria Rosaria Comparato. Per quanto riguarda il mio lavoro di artista, sicuramente realizzerò una mostra a breve con opere inedite (tra cui quella in foto, ndr), che rispecchiano la ricerca dell’identità e dell’individualità».
Piera Vincenti