La diagnosi precoce, la possibilità di fare scelte terapeutiche sempre più personalizzate e il monitoraggio continuo e puntuale del decorso della malattia e dei risultati delle terapie: tutti questi aspetti delle malattie reumatiche sono notevolmente migliorati negli ultimi anni grazie all’uso dei biomarcatori, molecole che tracciano l’identikit di un paziente e che renderanno sempre più sofisticati gli strumenti di diagnosi e cura. È per presentare lo stato dell’arte di questo approccio diagnostico e terapeutico che il Gruppo Italiano di Studio dell’Early Artrhitis (GISEA) promuove la terza edizione del meeting “Biomarcatori nelle malattie reumatiche”, che si svolgerà domani, venerdì 14 dicembre, e sabato, 15 dicembre 2012, presso l’Università Cattolica di Roma (Largo F. Vito 1 -Centro Congressi Europa – Sala Italia, inizio 9), coordinato dal professor Gianfranco Ferraccioli, Ordinario di Reumatologia e responsabile dell’Unità operativa complessa di Reumatologia dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, nonché Presidente di GISEA.
Oggi nelle malattie reumatiche diversi biomarcatori sono in utilizzo – anticorpi anti-Citrullinati, Fattore Reumatoide IgM ed IgA, anticorpi anti Citoplasma dei Neutrofili-citoplasmatici (ANCA-c) ed anticorpi anti Citoplasma dei Neutrofili-perinucleari (ANCA-p), anticorpi anti-DNA, anti-Jo1 etc – che permettono di porre diagnosi di alcune artriti, di alcune vasculiti, di alcune connettiviti e di altre patologie reumatiche. Fino a pochi anni fa questo approccio diagnostico molecolare era solo un miraggio per i reumatologi; adesso fare diagnosi di malattie reumatiche è molto più facile con l’uso di test molecolari basati sui biomarkers.
Quest’anno il meeting punterà sui biomarcatori del danno vascolare conseguente a malattie infiammatorie e infettive. Una sessione sarà dedicata all’obesità come biomarcatore della reazione a differenti malattie (l’obesità è di per sé una malattia infiammatoria e quando si presenta in un paziente che soffre di un’altra malattia infiammatoria peggiora il suo quadro clinico e predispone a una minore risposta alla terapia); questo avviene in patologie quali l’artrite reumatoide, la spondilite anchilosante, l’artrite psoriasica. Ma i biomarcatori non sono solo molecole, ma anche “segni” (aspetti morfologici di un tessuto) che si possono scoprire con l’uso della risonanza magnetica o dell’ecografia.
«In questa edizione del meeting sono numerosi i risultati scientifici che saranno presentati – rileva il professor Ferraccioli -. Il nostro gruppo presenterà dati che dimostrano quanto sia negativo per la salute essere obesi e in sovrappeso quando si soffre di una malattia reumatica: mostriamo che l’obeso molto raramente va in remissione». E questo è un problema serio dato che il tasso di obesità tra i pazienti con malattie reumatiche è in costante aumento.
Il Meeting come nelle precedenti edizioni sarà una finestra aperta sul prossimo futuro, quando i biomarcatori saranno utilizzati sempre di più in molte patologie per impostare quella che viene vista come la “vera terapia” ossia la terapia personalizzata.