La storia dello spazio italiano inizia alla fine del Trecento, prosegue con i fuochi pirotecnici, ma sarà l’Ottocento a segnare l’avvio delle ricerche sui razzi in chiave più scientifica, seguendo gli inglesi che per primi li costruivano e li impiegavano a scopo bellico. Dopo la Seconda guerra mondiale la Marina e l’Aeronautica “arruolano” due scienziati tedeschi per affrontare la tecnologia dei razzi. E negli anni Sessanta sarà Luigi Broglio a diventare il vero “padre” dello spazio italiano realizzando il primo satellite “San Marco” per indagare l’atmosfera. Un’avventura straordinaria per un’Italia coraggiosa che amava le sfide: in quel periodo il Paese conquisterà il suo ultimo Nobel scientifico con Giulio Natta. La nascita nel 1988 dell’Agenzia Spaziale Italiana darà il via a un vero programma di esplorazione su vari fronti di ricerca cosmica e all’importante collaborazione per la stazione spaziale internazionale. Le vicende spaziali italiane sono raccontate da Giovanni Caprara in Storia italiana dello spazio (Bompiani, pp 496, Euro 19,00), un libro documentato e appassionante che è una lunga storia di uomini: visionari, scienziati, tecnologi e politici che hanno sostenuto l’idea dell’esplorazione dello spazio. Una storia che, sempre confrontata con le imprese di altre nazioni, ha generato nuova scienza, nuove tecnologie e favorito lo sviluppo del Paese a livello internazionale in un campo d’avanguardia.
Giovanni Caprara è responsabile della redazione scientifica del “Corriere della Sera”. È autore di vari libri sulla storia della scienza, della tecnologia e dell’esplorazione spaziale, tra cui Era spaziale, L’avventura della scienza: sfide, invenzioni e scoperte nelle pagine del Corriere della Sera, Lo spazio, il quarto ambiente. Per Bompiani ha pubblicato Breve storia delle grandi scoperte scientifiche. Nel 2000 ha ricevuto il Premio “ConScientia” (giornalista scientifico dell’anno) assegnato congiuntamente dalle Università milanesi: Statale, Bocconi, Politecnico, Cattolica, e nel 2010 l’European Science Writers Award della Euroscience Foundation. Dal 2011 è presidente dell’UGIS, Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Un’asteroide tra Marte e Giove porta il suo nome.