Alcolizzati, depressi, costantemente alla ricerca di emozioni forti, dalla violenza al sesso. È la fotografia degli adolescenti italiani che emerge dall’indagine conoscitiva sulla condizione dei minori nel 2012, effettuata da Eurispes in collaborazione con Telefono Azzurro. I dati sono allarmanti ma non rappresentano certo una sorpresa per chi è abituato a guardare alla società e ai fenomeni sociali con occhio critico.
I ragazzi, sempre più spesso figli unici e con genitori assenti, finiscono per crescere da soli, educati quasi esclusivamente dalla tv che propone falsi modelli di ragazzi che per riuscire nella vita devono seguire determinati schemi, essere alla moda, imporsi con la prepotenza e, soprattutto per le giovani donne, dimostrarsi disponibili verso l’altro sesso. Gli adolescenti, sempre più soli, riempiono la giornata di cose da fare sviluppando ansia e stress già in giovanissima età, oppure si attaccano al computer dove condividere e mettersi in mostra è la regola. Ma i rapporti rimangono a un livello superficiale e gli amici sono facilmente interscambiabili. In un mondo dove l’autenticità è ridotta allo schermo di un computer o a un messaggio sul cellulare è facile intuire il disorientamento degli adolescenti, a cui vengono a mancare quei punti fermi che in passato caratterizzavano l’età dello sviluppo. A peggiorare una situazione già precaria ci si è messa anche la crisi. Tanti i ragazzi che risentono della situazione economica della famiglia, costretta in molti casi a tagliare le spese.
Ma i dati che più impressionano sono quelli relativi alla ricerca di immagini pornografiche o che incitino alla violenza e all’odio razziale, alla percentuale di ragazzi che consuma abitualmente alcolici e superalcolici o che gioca d’azzardo, alla depressione che colpisce in età sempre più precoce. Addirittura, sono il 42,4 per cento i bambini dai 7 agli 11 anni che avvertono un disagio sociale.
Dati che non fanno certo sorridere e che dovrebbero sollevare qualche interrogativo sul modo in cui alleviamo i nostri figli e sulla direzione che sta prendendo la vita di tutti noi. Sempre più presi da noi stessi, dal lavoro e dai molteplici impegni, spesso non abbiamo il tempo e la voglia di dedicarci ai ragazzi, deleghiamo l’educazione a mezzi come tv e internet, riempiamo la loro giornata nel tentativo di colmare quel vuoto di affetto e di attenzioni che, per una serie di circostanze, non siamo più in grado di dare. Allora forse gli stati depressivi, le manifestazioni violente, la ricerca di pornografia e l’uso di alcol non sono altro che segnali per mostrare il loro disagio e dirci di rallentare i ritmi per tornare a concentrarci sulle cose piccole e semplici della vita, come una gita in famiglia la domenica pomeriggio.
Piera Vincenti