Torna visibile, nella cripta delle Cappelle Medicee a Firenze, l’originale “coronamento” della lanterna progettato da Michelangelo su commissione di Papa Leone X, che era collocato sulla cupola della Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo. In previsione della sua successiva quanto necessaria conservazione nel museo, il “coronamento” è stato rimosso durante i lavori per il restauro architettonico della cupola, e subito avviato al delicato restauro per opera di Ludovica Nicolai, contestualmente alla sostituzione con una copia realizzata da Andrea Fedeli.
Adesso il “coronamento” trova definitiva collocazione all’interno delle Cappelle Medicee e, tra marzo e ottobre di quest’anno, sarà una delle opere più interessanti di “Nello splendore Mediceo. Papa Leone X e Firenze”, la mostra del programma di “Un anno ad arte 2013” curata da Nicoletta Baldini e dalla direttrice del museo, Monica Bietti.
Generalmente il “coronamento” delle cupole o delle cappelle è costituito da una sfera (simboleggiante il mondo) sormontata da una croce. Michelangelo adulto, invece, progettò di porre sulla lanterna della Sagrestia Nuova, a compimento della tomba dei giovani principi di casa Medici, un “coronamento” composto da vari elementi il più vistoso dei quali è un solido pressoché sferico. In realtà si tratta di due semisfere sfaccettate a triangoli, sovrastate da una pesante croce a scatola che poggia su un nodo decorato – una sorta di anello – sotto il quale vi è una lamina a tronco di cono da cui partono otto fasce che terminano con teste di leone. L’incarico a Michelangelo dell’opera fu affidato dal primo papa Medici, Leone X, nel 1520, ma la realizzazione avvenne durante il pontificato del secondo papa mediceo, Clemente VII, eletto nel 1523.
«Un poliedro simile si trova rappresentato nel manoscritto di Luca Pacioli De Divina Proportione», dice Vincenzo Vaccaro, funzionario della Soprintendenza per i Beni Architettonici che per anni ha studiato il significato di questa forma così singolare e unica e le cui conclusioni saranno pubblicate nel catalogo della suddetta mostra dedicata a Leone X. «Esso contiene anche 60 disegni derivati dagli originali di Leonardo. Quello del duodecedron elevatus solidus, eseguito dal genio di Vinci, essendo costruito con triangoli equilateri sembra somigliare ad una mazza ferrata. In realtà sono 12 piramidi pentagonali che nascono dalle facce pentagonali del dodecaedro. La forza insita nell’etere, nello spazio di cui il dodecaedro è il simbolo, che tenta di espandersi, di emergere in tutte le direzioni. Ma questa immagine è troppo lontana da quella nota e rassicurante della sfera che tutto comprende ed include. Tuttavia Michelangelo condivide l’immagine di forza e di espansione dell’originale disegno di Leonardo, ma la nasconde usando triangoli isosceli che danno alle piramidi pentagonali un’altezza minore e fanno somigliare il poliedro ad un cristallo che amplifica e scompone la luce».