GIULIO SCARPATI IN SCENA CON OSCURA IMMENSITÀ

Giulio Scarpati

Giustizia, perdono, vendetta. Tematiche difficili da trattare in qualunque contesto e che si intrecciano in “Oscura immensità“, romanzo di Massimo Carlotto che lo stesso autore ha trasformato qualche anno fa per il teatro. Ad interpretarlo in tournée per l’Italia è Giulio Scarpati, proprio l’amato Lele Martini di “Un medico in famiglia”, stavolta nel complicato ruolo di chi deve dare il proprio perdono. Il cast è di un certo spessore con Alessandro Gassman che cura la regia dell’allestimento mentre insieme a Scarpati c’è Claudio Casadio. Siamo nel nord-est italiano ed a Silvano Contin (Scarpati) hanno ucciso il figlio di otto anni e la moglie. L’assassino è un rapinatore, Raffaele Beggiato (Casadio) condannato all’ergastolo. I due protagonisti sono diverse facce di due dolori diversi, comunque di due “vinti”.

Scarpati, come si trasmettono delle tematiche così forti?

Cercando di comunicare bene con il pubblico. Si tratta di uno spettacolo che offre delle riflessioni, non delle risposte. Anche nell’antica Grecia il teatro era proprio questo, la gente alla fine si poneva delle domande e tutto ciò ancora oggi rappresenta un segnale di crescita civile e culturale. Il pubblico si appassiona perché non c’è il vero buono o il vero cattivo.

Emilio Buttaro con Giulio Scarpati

In Italia il perdono si invoca forse con troppa frequenza…

È un sentimento che richiede del tempo, non è una cosa automatica è invece un percorso difficilissimo che spesso implica la volontà di capire oltre.

Cosa è emerso dallo studio del suo personaggio?

In questo caso interpreto la vittima ma una vittima piena di rabbia, dunque un ruolo molto contraddittorio. Mi sono reso conto che viviamo in una società difficile che non riesce ad elaborare la rabbia di alcuni fatti. Ad esempio proprio in tema di vittime penso che spesso siano considerate quasi noiose e ogni volta che ad ognuno di loro dici ‘poverino’, lo condanni sempre più al ruolo di vittima.

Le sarebbe piaciuto interpretare il cattivo della situazione?

Sembro ormai condannato a dei ruoli sempre da buono, al punto che ho fatto anche lo spettacolo dal titolo ‘Troppo buono’. In realtà dopo aver letto il testo non ho avuto dubbi anche perché il buon Contin parte vittima ma per chi ci seguirà a teatro non lo sarà fino al termine. Mi piaceva raccontare che a volte, chi è buono non lo è per sempre.

Giulio Scarpati

Adesso è in scena a Bologna ma a parte “Oscura immensità” di solito nei teatri italiani ci sono reazioni diverse da parte del pubblico di ogni regione?

Beh per certi aspetti può essere vero. Ad esempio Napoli è l’incubo dell’attore ma lo posso dire perché mia madre è napoletana. Il pubblico partenopeo pensa: ‘beh…vediamo che sai fare…’. Per certi aspetti però, è il pubblico migliore.

Ha fatto anche molta tv, ma dal suo punto di vista il piccolo schermo ha ancora una dimensione culturale come il teatro?

Di sicuro ha una grandissima responsabilità e se in questi anni non ha centrato del tutto il suo ruolo, ci viene poi a smentire quando vediamo che Benigni fa una lezione sulla Costituzione o legge Dante. Il tutto a dimostrazione che il pubblico ci sta a sfide più impegnative. Spero che la televisione torni davvero a parlare un linguaggio più alto.

Lei è anche presidente del Sai, il sindacato attori. Qual è lo stato di salute del teatro di casa nostra?

Ahimè, è tutto da verificare e i tagli che ci sono stati non hanno sicuramente aiutato. Ci vorrebbe poi una legge sul teatro che manca ormai da mezzo secolo ma soprattutto un altro modo di pensare il teatro stesso. Bisognerebbe forse studiare una maniera per farlo diventare un patrimonio artistico del nostro Paese, una modalità per attirare la gente. Servirebbe un investimento culturale e finanziario notevole. Un Paese  che non trova le risorse per lo spettacolo dal vivo, per il teatro, è un Paese morto.

Emilio Buttaro

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