Il giorno dopo era sparito dalla prima pagina di Cultura&Culture. Avrei lasciato perdere ma, siccome bado alle firme, il mistero della firma ‘Redazione’ ha avuto la meglio. Così ho recuperato quel testo, convinto che per la brevità intravista non mi avrebbe preso tempo. Invece l’ha fatto, perché è scritto con perfetta nonchalance, quel modo speciale con cui le donne colte caricano di sottintesi certi argomenti, lì per esempio l’adulterio, e si mettono poi a guardare che cosa succede. Ed è successo che sto qui a riflettere non sul libro, I mariti delle altre di Guia Soncini, ma sulla recensione.
Per cominciare non chiedetemi se il mio è solo un sospetto, per me è di mano femminile quella recensione densa di allusioni. Chi l’ha scritta ha bene in mente che qualunque uomo ‘non single’ fa parte dei “mariti delle altre”, uomini che ogni donna prova sfizio a tentare, per il semplice fatto che è piacevole, assai più di quanto lo sia per un uomo rubare la donna d’altri senza pensarci su. Si tratta di due piaceri distinti, come distinti sono lo sfizio perverso del cornificare e quello, opposto, di gustarsi la sfida a non farsi cornificare, tanto per usare il linguaggio della misteriosa Redattrice. Guia Soncini, lei dice, guida il lettore in un crescendo che alterna pietre miliari letterarie, cinematografiche e musicali con storie di crisi, fidanzati illusi, intellettuali raffinatamente cornuti. Ma a sua volta insinua che per una donna la pulsione erotica aumenta quando il rischio si aggira nei paraggi, e la presenza dell’uomo di un’altra innesca voglie di immaginare – perché no? – come non sfuggire affatto ai pericoli della situazione, premesso che nessuno è monogamo e che non può esistere norma o legge che gli impedisca di fare l’adultero. Devo ammettere che la recensione intriga non meno del libro!
Un uomo qui banalmente chiederebbe dove sta lo sfizio, se poi alla fine ci si ritrova per davvero alle prese con le corna. Una donna, invece, oggi sa che lo sfizio consiste appunto nello sfiorare il pericolo, figurarsi trame non troppo nascoste, rivalse insospettabili, prescindendo dall’eventualità che i desideri si realizzino, che cioè lei tradisca o venga tradita di fatto. Può addirittura bastarle il solo rimuginare. Ecco perché l’adulterio in passato appariva esercizio del peccato e provocava l’esclamazione “svergognata!” delle beghine sotto i portici, mentre per la donna moderna è erotismo allo stato puro, genera piacere anche a sentirne i commenti. Altro che sotterfugi e reazioni primitive e crolli di unioni per tutta la vita, proprie di una umanità d’altri tempi, l’adulterio oggi stuzzica senza più far male a nessuno, è il re del gossip, ispira bestsellers, diventa piacere diffuso. Questa recensione apre insomma il sipario su uno scenario finora travisato: non c’è parità, ci mancherebbe, l’adulterio è sempre più territorio delle donne, è sbilanciato, l’uomo «si limita a rimorchiare su Facebook ragazze sconosciute con le quali non combinerà mai niente, mentre Lei ha imparato a rendersi irreperibile per un paio d’ore….».
D’accordo dunque con la Redattrice, non con l’autrice del libro: il ragionamento non può essere riferito a entrambi i partners. Qui non si tratta di ‘ragionamenti’, è la natura che comanda, perché il piacere femminile nasce soprattutto dalla mente, quello maschile quasi soltanto dal corpo. E la mente, si sa, prevale. Del resto già secondo gli antichi Greci sono le donne a far cadere il maschio nel ridicolo spingendolo nel labirinto dei sogni senza dargli il filo d’uscita. La dualità maschio/femmina è biologica, dicevano, quindi ineluttabile, e tale rimane anche nella coppia omosessuale non rara nemmeno a quei tempi, cioè al di là del genere delle persone. Per questo nella lingua greca – non lo sapevate? – i termini ‘marito’ e ‘moglie’ non esistevano affatto, e i due della coppia venivano indicati con le parole “anèr” e “gynè”, in sostanza maschio e femmina come natura vuole. La soluzione per star tranquilli, meditava il poeta Semonide, è quindi una sola, prevenire le congiure femminili tenendo la propria donna lontana dalle… altre!
A questo punto, per chi credete che la Soncini abbia scritto questo libro, se non per le altre donne? Fa congiura pure lei quando si avventura tra le forme perverse dell’adulterio ai tempi dell’iPhone confessando che il massimo piacere è fare telefonate bollenti in vivavoce al ‘pollo assatanato’ standosene a letto col proprio… marito. Povero maschio, ignaro che l’adulterio è un dono della natura, raffinatissimo, ma inadatto a lui!
Elio Galasso