A novembre 2012 gli occupati sono 22 milioni 873 mila, in diminuzione dello 0,2 per cento sia rispetto a ottobre (-42 mila) sia su base annua (-37 mila). È quanto riportano i dati diffusi oggi dell’Istat. Secondo l’Istituto di Statistica il tasso di occupazione, pari al 56,8 per cento, è in diminuzione di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e invariato rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 870 mila, registra un lieve calo (-2 mila) rispetto a ottobre. La diminuzione della disoccupazione riguarda la sola componente femminile. Su base annua la disoccupazione cresce del 21,4 per cento (+507 mila unità).
Il tasso di disoccupazione si attesta all’11,1 per cento, invariato rispetto a ottobre e in aumento di 1,8 punti percentuali nei dodici mesi. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 641 mila e rappresentano il 10,6 per cento della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 37,1 per cento, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,0 punti nel confronto tendenziale. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente (+39 mila unità). Il tasso di inattività si attesta al 36,1 per cento, in crescita di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e in diminuzione di 1,2 punti su base annua.
Per il Codacons, il record della disoccupazione dipende dalla troppe tasse sulle famiglie. «Fino a che nemmeno il ceto medio riuscirà ad arrivare con tranquillità a fine mese – commenta l’associazione – è evidente che i consumi non potranno che crollare, le imprese, conseguentemente, non riusciranno a vendere i loro prodotti e i lavoratori perderanno il posto di lavoro. A salvarsi potranno essere solo le imprese che esportano i loro prodotti e non dipendono dalla domanda interna, in crollo dal 2007. Per uscire da questo impasse l’unica possibilità è quella di ridurre le spese obbligate che stanno dissanguando le famiglie (luce, gas, tariffe acqua, rifiuti, benzina, farmaci, etc etc) e abbassare le tasse che colpiscono in modo proporzionale e non progressivo i contribuenti».
Anche Comitas, l’associazione delle microimprese italiane, commenta i dai sulla disoccupazione forniti oggi dall’Istat, che «rappresentano un segnale allarmante e dimostrano come le imprese italiane, specie quelle di piccole e piccolissime dimensioni che finora avevano contenuto la perdita di posti di lavoro, abbiano esaurito la capacità di creare occupazione». Senza interventi seri sul fronte occupazionale, nel 2013 si registrerà una ulteriore emorragia di posti di lavoro. «Si stima che il 55 per cento delle microimprese italiane nel corso del nuovo anno non solo non assumerà, ma potrebbe essere costretto a ridurre il numero dei propri dipendenti se la situazione economica non subirà miglioramenti. Servono dunque incentivi, sgravi fiscali e facilitazioni, se non veri e propri “premi”, in favore delle piccole attività che decidono di assumere nuovo personale – prosegue Comitas – allo scopo di creare occupazione e aiutare le imprese in crisi».
Confagricoltura, invece, insiste sul fatto che per far ripartire il mercato del lavoro nel nostro Paese «bisogna investire in agricoltura, un settore vitale, innovativo, con grandi potenzialità di crescita e nuove opportunità per i giovani. Il lavoro dipendente del settore agricolo – mette in evidenza Confagricoltura – rappresenta una quota importante nel nostro Paese, sia in termini quantitativi, sia qualitativi e, nonostante la congiuntura negativa, l’occupazione nel settore primario tiene ed è in lieve crescita. Anche lo scorso anno, nonostante la crisi, ha continuato ad aumentare».